Piergiorgio Welby è stato un attivista, giornalista, politico, poeta e pittore italiano, impegnato per il riconoscimento legale del diritto al rifiuto dell’accanimento terapeutico in Italia e per il diritto all’eutanasia, nonché co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni.
20 dicembre 2006: muore Piergiorgio Welby, attivista e giornalista italiano
Piergiorgio Welby è nato a Roma il 26 Dicembre 1945. All’età di 16 anni venne colpito da una forma progressiva di distrofia muscolare.
Anni Sessanta
Negli anni Sessanta e Settanta, per alleviare la sofferenza, iniziò a fare uso di droghe e si dilettò nella pittura e nella scrittura.
Anni Ottanta
Negli anni Ottanta le sue condizioni peggiorarono e fu costretto a disintossicarsi dalla droga. Questo gli causò la perdita totale dell’uso delle gambe.
Anni Novanta
A metà degli anni Novanta la malattia precipitò e i medici lo attaccarono per sempre ad un respiratore automatico.
Fu sua moglie che nel luglio 1997 chiamò i soccorsi in seguito a una crisi respiratoria e, per garantirgli la sopravvivenza, fu attaccato a un respiratore automatico (benché non fosse favorevole a tale trattamento). In seguito, col suo permesso una volta uscito dal coma, fu sottoposto a una tracheotomia. Questa condizione lo spinse a chiedere più volte che gli venisse «staccata la spina», ma la sua richiesta non fu subito accolta in quanto pareva contrastante con le leggi in vigore.
Anni Duemila e morte
Nel 2002 aprì un forum per far conoscere la sua situazione e chiedendo a gran voce l’eutanasia. Questo scatenò in Italia un dibattito sulle questioni di fine vita e sui rapporti tra legge e libertà. Nel 2005 scrisse un libro “Lasciatemi morire” dove cercò di spiegare le ragioni della sua battaglia, il diritto di porre fine alla propria esistenza per i malati terminali.
Fu candidato per la Camera dei deputati nelle liste della Rosa nel Pugno per le elezioni politiche del 2006 nella circoscrizione Lazio 1, ma non venne eletto. Morì il 20 dicembre 2006 a seguito del distaccamento del respiratore artificiale e previa somministrazione di sedativi, dopo aver chiesto più volte di porre termine alla sua vita a causa delle sue condizioni.