Il 23 aprile del 1616 nasceva e moriva William Shakespeare, considerato il più importante degli scrittori inglesi e generalmente ritenuto il più famoso drammaturgo.
Benché fosse già popolare in vita, divenne immensamente famoso dopo la sua morte e i suoi lavori furono esaltati e celebrati da numerosi e importanti personaggi nei secoli seguenti.
Il 23 aprile nasceva e moriva William Shakespeare
Maggiore degli scrittori inglesi e famoso drammaturgo. La nascita e la morte di William Shakespeare combaciano nel giorno del 23 aprile del 1616, e dà di per sé un segno di unicità del personaggio come diversamente non sarebbe potuto essere.
William Shakespeare nacque a Stratford-upon-Avon. I primi studi li compì alla scuola di grammatica), l’istituzione scolastica introdotta dalla riforma di Elisabetta I, dove apprese il latino, i rudimenti del greco e la matematica.
Le difficoltà economiche della famiglia lo costrinsero presto ad affiancare il padre, commerciante di pellami, nella sua attività.
A 18 anni sposò Anne Hathaway, di otto anni più anziana, che gli diede presto una figlia, Susan (1583); mentre nel 1585, nacquero i due gemelli, Judith e Hamnet (il secondo morto nel 1596).
William Shakespeare: curiosità
Recentemente sui social sono comparse numerose foto dell’attrice Anne Hathaway con il marito, a colpire i fans, sono stati i numerosi richiami che la giovane coppia ha con William Shakespeare e la moglie.
Oltre al caso di omonimia, riscontrato nel nome delle due donne, il marito dell’attrice ha molti tratti in comune con il lo storico poeta.
E da questo paragone viene messa in risalto una frase che il poeta William Shakespeare, scrisse alla moglie:
“La vita è troppo breve per amarti solo in una, prometto di cercarti nella prossima vita”.
William Shakespeare: esordio, carriera e opere
Molte fonti affermano che nel 1592 William Shakespeare risultava già attore affermato e assiduo scrittore di teatro. Fanno parte di questo periodo (1592-1594) alcune tragedie storiche d’ambientazione romana, (Tito Andronico) e inglese (Enrico VI e Riccardo III); le commedie eufuistiche, tra le quali: La bisbetica domata e La commedia degli equivoci; il celebre dramma lirico Romeo e Giulietta.
Nel 1592, quando un’epidemia di peste scoppiata a Londra costrinse le autorità a chiudere i teatri, Shakespeare ne approfittò per dedicarsi anche alla poesia. Di questa produzione fanno parte, oltre ad alcuni poemi narrativi di materia classica, 154 Sonetti pubblicati nel 1609.
Dopo la riapertura dei teatri nel 1594, William Shakespeare si unì alla compagnia teatrale The Chamberlain’s Men, tutelata dal nipote di Anna Bolena, Henry Carey Lord Hudson, la cui famiglia di notabili londinesi ne assicurò il patronato dal 1594 fino al 1603.
A questo periodo risalgono le commedie romanzesche, come Sogno di una notte di mezz’estate e Il mercante di Venezia che preannunciano il distacco dal genere comico e l’approdo al genere ibrido della tragicommedia.
Un pessimismo di fondo, riconducibile ai difficili anni della successione ad Elisabetta I, penetra nei drammi dialettici, tra cui Amleto.
Nel 1603 la compagnia dei Lord Chamberlain’s Men passa sotto la tutela del nuovo re Giacomo I, prendendo il nome di The King’s Men – Gli uomini del re. A questo periodo sono da collocarsi le tragedie come: Otello, Re Lear e Macbeth.
Nel 1608 divenne comproprietario del teatro Blackfriars, raggiungendo insieme successo e ricchezza.
William Shakespeare: gli ultimi tempi e la morte
L’ultima fase della produzione shakesperiana è segnata dall’approdo definitivo al dramma romanzesco, nel quale confluiscono elementi tragici e comici.
In queste ultime opere, tra cui La tempesta (1611) e il dramma storico Enrico VIII (1613), la sua visione della vita è leggermente mutata.
Nel 1613 William Shakespeare acquistò una proprietà immobiliare a Stratford, dove si era ritirato nel 1610, senza interrompere però la collaborazione con la sua compagnia.
Il 23 aprile 1616, a 52 anni, William Shakespeare morì. Fu sepolto nella chiesa della sua città natale.
L’epitaffio sulla sua tomba recita così:
Caro amico, per l’amor di Gesù astieniti,
dallo smuovere la polvere qui contenuta.
Benedetto colui che custodisce queste pietre,
E maledetto colui che disturba le mie ossa.