Santo del giorno

Santo del 27 febbraio: oggi si venera San Gabriele dell’Addolorata

Francesco Possenti nacque ad Assisi nel 1838. Perse la madre a quattro anni. Seguì il padre, governatore dello Stato pontificio, e i fratelli nei frequenti spostamenti.
Si stabilirono, poi, a Spoleto, dove Francesco frequentò i Fratelli delle scuole cristiane e i Gesuiti. A 18 anni entrò nel noviziato dei Passionisti a Morrovalle, prendendo il nome di Gabriele dell’Addolorata. Morì nel 1862, 24enne, a Isola del Gran Sasso, avendo ricevuto solo gli ordini minori.

San Gabriele dell’Addolorata, il Santo del 27 febbraio

Francesco Possenti nacque ad Assisi il 1 marzo 1838 la nobile famiglia. Dai genitori ricevette quell’educazione cristiana che fu poi il germe della sua vocazione allo stato religioso.

Fu giovane elegantissimo, ed era così rigoroso nell’esigere che i suoi abiti fossero ben tenuti e preparati, che facilmente s’irritava se qualche cosa mancava o scorgeva qualche piccola macchia sfuggita alle persone di servizio.

Questo suo carattere, che lo portava a commettere impazienze; fu causa talvolta di dispiaceri al padre e ai fratelli. Studiò fino a 17 anni, dopo i quali, addolorato vivamente per la morte della madre, vittima del colera del 1855, si ritirò in religione.

Scelse la regola dei Padri Passionisti, fondati da San Paolo della Croce, per poter consolare col suo delicatissimo cuore i dolori della passione di Gesù Cristo e della Vergine Addolorata. Non più quindi vanità, non più ricercatezze, ma il rozzo saio passionista fu la sua ambizione.


san gabriele


Compiuto il noviziato prese il nome di Gabriele dell’Addolorata, volendo significare con questo la particolare devozione che nutriva verso la Madre dei dolori. Quantunque fosse stato sempre debole, manifestava uno speciale fervore nel condurre vita penitente e di preghiera.

Condusse una vita umile e silenziosa; non operò miracoli. La preghiera e la mortificazione, l’ubbidienza perfetta all’orario, lo studio, la meditazione, l’esame di coscienza, l’umiltà, erano il suo impegno quotidiano. A tutto questo, ch’è comune ad ogni religioso, egli aggiungeva una singolarissima devozione alla SS. Vergine, per cui in soli cinque anni di vita religiosa si fece grande santo.

Spinto dal suo amore. Gabriele s’era composto una specie d’inno che chiamava simbolo di Maria e che portava con gran cura appeso al collo. Consisteva in una lunga serie di articoli che esprimevano la fede, la devozione, l’amore e la tenerezza verso le grandezze di Maria Santissima. Esercitò un vivo apostolato mariano tra i confratelli, non solo, ma anche coi familiari, ai quali assai di frequente scriveva lettere piene di saggezza e di amore.

Per mostrare quanto teneramente amasse la Vergine, aveva concepito l’idea di stamparsi sul petto con caratteri di fuoco il santissimo nome di Maria. Questo non gli fu permesso e dovette accontentarsi di portarlo scolpito nel suo cuore. Conservò l’innocenza e la sua santa morte avvenne il 27 febbraio 1862, contando appena 24 anni di età.

Pratica, preghiera, martirologio Romano

li mio Paradiso sono i dolori della cara Madre mia”. 

O Dio, che insegnasti al beato Gabriele a ricordare assiduamente i dolori della dolcissima tua Madre e per mezzo di lei lo innalzasti alla gloria della santità e dei miracoli, dà a noi per l’intercessione e l’esempio di lui, di associarci così ai gemiti della Madre tua, da esser salvati dalla materna sua protezione.

Ad Isola, in Abruzzo, San Gabriele della Vergine Addolorata, Chierico della Congregazione della Croce e Passione del Signore, Confessore, il quale, illustre durante la sua breve vita per grandi meriti e dopo la morte per miracoli, dal Papa Benedetto decimoquinto fu ascritto nel catalogo dei Santi.