Il 5 luglio 1996, per la prima volta nella storia dell’umanità, si è riusciti a clonare artificialmente un essere vivente partendo esclusivamente dalle sue stesse cellule. Stiamo parlando della pecora Dolly.
La prima clonazione, la pecora Dolly
La pecora Dolly, il primo clone ufficiale, è venuta al mondo il 5 luglio 1996. Il nome è un tributo alla superdotata attrice Dolly Parton, dovuto al fatto che il materiale biologico usato nel processo di clonazione proveniva dalle mammelle di una pecora adulta.
Dolly e i primi cloni che sono venuti dopo di lei (topi, gatti, polli, mucche, mufloni), hanno segnato un punto di svolta, soprattutto in quegli anni: qualcosa – si diceva – poteva cambiare radicalmente nel modo di intendere la riproduzione, almeno per quanto riguarda animali, allevamento, alimentazione. Anche per ciò che concerne le specie a rischio, aggiungeremmo oggi.
La clonazione, un’invenzione dell’uomo?
La clonazione non è un’invenzione dell’uomo: in natura è comune, se parliamo degli organismi più semplici. Visto che la scienza ha trovato il modo di clonare anche gli animali superiori, perché non potrebbe diventare una tecnica comune di riproduzione, per esempio appunto con il bestiame?
Individuato un animale con impeccabili credenziali genetiche, basterebbe copiarlo all’infinito, clonandolo, e con tutte le promesse dell’editing genetico e delle forbici molecolari, se lo si vorrà ancora migliore basterà studiare le opportune modifiche nel suo Dna e poi copiarlo e copiarlo ancora. Pare che l’industria agroalimentare abbia investito miliardi in queste ricerche.
Oltre la morale
La clonazione ha però dei limiti. Dolly è morta nel 2003, ma ha procreato, dimostrando così di essere “identica” alle altre pecore. Ha avuto però problemi di artrite, e per alcuni questa era la dimostrazione di un difetto strutturale dei cloni: l’invecchiamento precoce. Ian Wilmut, lo scienziato che l’ha fatta nascere, affermò a un certo punto della sua carriera di ricercatore che i cloni hanno un’altissima percentuale di malformazioni.
La clonazione degli animali porta con sé l’idea della clonazione umana. Al di là delle obiezioni di carattere etico, che comunque hanno portato a legislazioni molto restrittive in materia, (per quel che ne sappiamo) osservate in tutti i Paesi del mondo dove si fa ricerca (ufficialmente), il futuro dei cloni e di questa tecnologia è incerto.