Lavoro Napoli, Napoli

Bagnoli, proteste alternanza scuola – lavoro

L'importanza di una buona manutenzione: camino e canne fumarie

NAPOLI. “All’Istituto Tecnico Nautico Duca degli Abruzzi di Bagnoli le studentesse e gli studenti sono stati costretti a pagare per partecipare obbligatoriamente ad un percorso di alternanza scuola-lavoro. Il percorso di alternanza prevedeva dei corsi di formazione durante la navigazione: gli studenti che hanno frequentato il corso di ufficiale di coperta hanno dovuto pagare 250 euro per la divisa e 300/350 euro per il viaggio, chi ha svolto il corso di macchinista ha dovuto spendere 180/200 euro di divisa e 300/350 euro per il viaggio. Il percorso in questione prevedeva dalle 10 alle 15 ore di viaggio in pullman e 30 ore totali di navigazione, agli studenti partecipanti al percorso di alternanza in questione sono state certificate solo la metà delle ore totali”.  È quanto affermato in una nota dall’Unione degli Studenti di Napoli.
“Il problema principale è stato il pagamento delle divise – dichiara Emmanuel Nugnes, rappresentante della consulta del Duca degli Abruzzi – perché se uno studente non ha la possibilità economica di permettersi i dispositivi di sicurezza per approcciarsi ai macchinari non può fare alternanza, e questi devono essere messi gratuitamente a disposizione da parte della scuola. Il nostro percorso di alternanza, al di là dei costi altissimi per viaggio e divise, è stato inerente con il percorso di studi ma organizzato malissimo, ci sono stati tutor aziendali che non hanno seguito gli studenti, lasciandoli a perdere tempo: ad esempio quando siamo andati alla Camaga S.r.l. , un’officina meccanica navale, alcuni tutor aziendali hanno accompagnato gli studenti fino alla sede dell’azienda per poi andar via dopo la sola spiegazione della “giornata lavorativa”. Altra ingiustizia è stata l’imposizione del pagamento del viaggio, che se viene fatto certificare come alternanza scuola-lavoro deve essere obbligatoriamente garantita la totale gratuità e il rimborso dei costi, perché non si può essere costretti a pagare 300/350 euro (600 euro in totale tra viaggi e divise) per fare un percorso di alternanza scuola-lavoro per cui gli studenti non sono stati minimamente interpellati”.

“Lo dicevamo nelle piazze di questi ultimi 3 anni – continua la nota – contro la Buona Scuola e lo abbiamo ribadito quest’anno il 13 Ottobre con il primo Sciopero dell’Alternanza che non ne possiamo più di questo modello di formazione calato dall’alto, di essere esclusi dai processi decisionali e di subire le ingiustizie di cui sopra. Oltre a imporci dei percorsi di alternanza scuola-lavoro per cui gli studenti non vengono interpellati, oltre ad essere sfruttati nella maggior parte dei casi, come la nostra inchiesta nazionale e regionale racconta, in percorsi di alternanza scuola-sfruttamento ci obbligate anche a pagare”

“È finito il periodo di resistenza alla Buona Scuola, siamo alla fase d’attacco. Continueremo, come abbiamo fatto in piazza il 13 Ottobre, ad indossare le tute blu scioperando finché non passeranno le nostre rivendicazioni! Proseguiremo con l’approvazione dello Statuto delle studentesse e degli studenti in alternanza nelle scuole, evidenziando come la “carta dei doveri” del Ministero sia l’ennesimo inutile contentino che non risponde alle istanze delle studentesse e degli studenti, e continueremo a costruire le vertenze sui casi di cattiva alternanza e di sanzioni disciplinari per chi boicotta i percorsi di alternanza-sfruttamento”.

“Vogliamo parlare con chi è sfruttato come noi per costruire un’idea diversa di società, di scuola, di formazione e di lavoro che abbatta le diseguaglianze, la precarietà esistenziale, la povertà. Noi vogliamo formazione di qualità e faremo di tutto per cambiare e stravolgere questo tipo di alternanza. Vogliamo decidere noi i percorsi di alternanza, scrivendoli, attuandoli e proponendoli, facendo in modo che questi siano inerenti al percorso formativo. Vogliamo che l’alternanza sia gratuita e accessibile a tutti, contro il paradosso dell’obbligatorietà e dei costi “a carico dello studente” e quelli per accedere ai percorsi più “in” di alternanza. Vogliamo valutare questi percorsi, e vogliamo che nessuna studentessa e nessun studente possa essere allontanato da questi percorsi con motivazioni che riguardano l’espressione di idee e libere opinioni. Infine, vogliamo imporre un codice etico alle aziende: non vogliamo formarci da chi non certifica la propria estraneità a legami con la criminalità organizzata, da responsabilità rispetto all’inquinamento del territorio, da chi non effettua la formazione permanente ai lavoratori (come possono fare formazione agli studenti se non la fanno ai lavoratori?) e da chi ha un basso numero di contratto a tempo determinato. Queste sono condizioni minime necessarie per rendere realmente formative le esperienze di alternanza”.

Torneremo nelle piazze il 17 Novembre con gli “Stati generali dello sfruttamento” e il 24 Novembre con una mobilitazione nazionale in cui rimettere al centro i nostri bisogni e un’idea di paese e di futuro per tutte e tutti”.

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