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Vesuvio, le associazioni unite per dire “No alle discariche nel Parco nazionale”

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ERCOLANO. Dopo i drammatici incendi della scorsa estate, continua la grande mobilitazione per risollevare le bellezze e le unicità naturali del Parco nazionale del Vesuvio. Ad Ercolano stamane c’è stata una riunione di 16 associazioni dei comuni che fanno parte del Parco nazionale del Vesuvio in cui è stata inaugurata la Rete civica per il Parco.
 

Un’iniziativa per la rinascita del Parco

 

«Le 16 associazioni – ha annunciato Giovanni Marino, coordinatore della Rete civica per il Parco ed imprenditore agricolo – si riconoscono ed hanno sottoscritto un Manifesto per la Rinascita del Parco nazionale del Vesuvio che partendo da una analisi severa del comportamento delle istituzioni nella disastrosa vicenda degli incendi del 2016 e 2017 che hanno distrutto o gravemente danneggiato circa 3300 ettari di bosco nel Parco nazionale del Vesuvio, si interroga sulle cause storiche che hanno portato al mancato decollo del Parco nazionale a più di venti anni dalla sua istituzione, individuando infine, tra le condizioni necessarie per il suo rilancio, la necessità di un costante impegno da parte della cittadinanza attiva per spronare le amministrazioni locali e lo stesso ente Parco, ad operare con maggiore lungimiranza».

«L’ente Parco si sta muovendo in modo disorganico e dispersivo, da una parte si promettono soldi ai comuni perché presentino non meglio specificati progetti di ingegneria naturalistica e di prevenzione del rischio idrogeologico, dall’altra si affida alla Sogesid, società di proprietà pubblica che non ha mai lavorato in passato in questo campo e che, di volta in volta, assume tecnici esterni per eseguire le commesse che riceve, la progettazione di massima, che, secondo convenzione, durerà non meno di un anno (per quella esecutiva ci vorrà altro tempo) di interventi per il rifacimento di tre sentieri prioritari – allo uopo indicati dall’ente Parco – come si legge nella convenzione».

«Per converso – ha dichiarato Marino – non ci risultano iniziative per l’aggiornamento delle carte di rischio idrogeologico né per la pulizia strutturale e non superficiale degli alvei, rimuovendo gli accumuli di materiali detritici accumulatisi nel corso degli anni, opera assolutamente necessaria, cui bisognerebbe dare priorità, in considerazione del probabile verificarsi di fenomeni importanti di colate di fango a causa della perdita della copertura della vegetazione».

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