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Vasco Pratolini, lo scrittore italiano pioniere della corrente neorealista

Considerato uno dei maggiori scrittori italiani del secondo Novecento, Vasco Pratolini è stato iniziatore dei momenti migliori del neorealismo

Indicato nei manuali di letteratura come l’iniziatore della corrente neorealista, Vasco Pratolini è stato uno dei maggiori autori del Novecento. Legò il proprio nome ad alcuni capolavori del neorealismo cinematografico, collaborando alla sceneggiatura di Paisà di Roberto Rossellini, Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy.

Vasco Pratolini, scrittore italiano

Vasco Pratolini nasce a Firenze il 19 ottobre del 1913. La sua famiglia è di estrazione operaia e il piccolo Vasco perde la madre quando ha solo cinque anni; finisce così per trascorrere la sua infanzia con i nonni materni. Una volta tornato dal fronte, il padre si risposa, ma Vasco non riesce ad inserirsi nella nuova famiglia. Compie studi irregolari e ben presto è costretto ad andare a lavorare. Lavora come operaio in una bottega di tipografi, ma anche come cameriere, venditore ambulante e rappresentate.


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Questi anni, apparentemente sterili, saranno fondamentali per il suo apprendistato letterario: gli daranno infatti la possibilità di osservare la vita di quelle persone comuni che poi diventeranno le protagoniste dei suo romanzi. A diciotto anni lascia il lavoro e si dedica ad una intensa preparazione da autodidatta.

Negli anni compresi tra il 1935 e il 1937 gli viene diagnosticata la tubercolosi e viene ricoverato in sanatorio. Tornato a Firenze nel 1937 comincia a frequentare la casa del pittore Ottone Rosai che lo spinge a scrivere di politica e letteratura sulla rivista Il Bargello. Fonda con l’amico poeta Alfonso Gatto la rivista Campo di Marte, e viene in contatto con Elio Vittorini che lo induce a focalizzarsi più sulla letteratura che sulla politica.

Roma e periodo napoletano

Vasco Pratolini si trasferisce intanto a Roma dove nel 1941 pubblica il suo primo romanzo Il tappeto verde. Partecipa attivamente alla resistenza e, dopo un breve periodo a Milano dove lavora come giornalista, si trasferisce a Napoli dove rimane fino al 1951.

Qui insegna all’Istituto d’arte e intanto scrive Cronache di poveri amanti (1947). L’idea del romanzo risale addirittura al 1936. Lo spunto, come racconta lo stesso Pratolini, è la vita degli abitanti della via del Corno, dove ha abitato insieme ai nonni materni. Una via lunga cinquanta metri e larga cinque che è una sorta di oasi, di isola protetta dall’infuriare della lotta fascista e antifascista. Nel 1954 Carlo Lizzani trarrà dal romanzo l’omonimo film.


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Il periodo napoletano è particolarmente prolifico da un punto di vista letterario; Pratolini scrive i romanzi: Un eroe del nostro tempo (1949) e Le ragazze di San Frediano (1949), portato sul grande schermo da Valerio Zurlini nel 1954.

I ricordi della vita in toscana

I suoi romanzi vengono definiti neorealisti per la capacità di descrivere la gente, il quartiere, il mercato e la vita fiorentina con perfetta aderenza alla realtà. Con il suo stile semplice, Pratolini descrive il mondo che lo circonda, rievoca i ricordi della sua vita in Toscana e i drammi familiari come quello della morte del fratello, con il quale instaura un vero e proprio dialogo immaginario nel romanzo Cronaca familiare (1947). Dal romanzo Valerio Zurlini trae un film nel 1962.


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Vasco Pratolini (a destra) e Luigi Silori al Ridotto dell’Eliseo di Roma nel 1959.

Spesso i protagonisti dei romanzi di Pratolini sono ritratti in condizioni di miseria e di infelicità, ma sono tutti animati dalla convinzione e dalla speranza di potersi affidare alla solidarietà collettiva.

Ritorno a Roma

Torna definitivamente a Roma nel 1951 e pubblica Metello (1955), primo romanzo della trilogia Una storia Italiana con la quale si prefissa di descrivere diversi mondi: quello operaio con Metello, quello borghese con Lo scialo (1960) e quello degli intellettuali in Allegoria e derisione (1966). La trilogia ha un’accoglienza non molto calorosa da parte dei critici che la definiscono ancora troppo fiorentina e non ancora italiana.


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Con la storia del manovale Metello lo scrittore desidera superare i confini ristretti del quartiere, che fino ad ora è stato il protagonista dei suo i romanzi. Pratolini tenta di fornire un affresco più completo della società italiana a partire dalla fine dell’Ottocento. In Metello, infatti, le vicende del protagonista abbracciano un arco di tempo che va dal 1875 al 1902.

Ultimi anni e morte

Si dedica anche all’attività di sceneggiatore partecipando alle sceneggiature di: Paisà di Roberto Rossellini, Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, e Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy.


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La tomba di Pratolini al cimitero delle Porte Sante a Firenze.

Alla pubblicazione della trilogia fa seguito un lungo periodo di silenzio, interrotto solo nel 1981 dalla pubblicazione de Il mannello di Natascia contenente testimonianze e ricordi risalenti agli anni Trenta. Vasco Pratolini muore a Roma il 12 gennaio del 1991 all’età di 77 anni.

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