NAPOLI. Esordire al cinema con un documentario sul cantante Gigione è una sorta di azzardo. Non è mancato di certo il coraggio al giovane regista di origine beneventane Valerio Vestoso che, con la casa di produzione Capetown di Camillo Esposito sta già raccogliendo i primi frutti del suo lavoro.
Essere Gigione è un docufilm di 71 minuti che racconta con ironia e competenza la carriera di un fenomeno tutto campano che, ormai da decenni, riempie le piazze delle province italiane (attenzione, non solo della Campania) senza fermarsi mai.
Le parole del regista
Così Valerio Vestoso ha spiegato a Il Mattino la nascita e l’evoluzione dell’idea che lo ha portato a realizzare Essere Gigione: «Gigione è un pretesto, uno strumento, una sorta di cavallo di Troia per penetrare all’interno della provincia italiana – ha detto il regista – È anche per questo che il MIBACT ha deciso di attribuirci il titolo di bene di interesse culturale, perché ci ha visto questo potenziale. Molto spesso il cinema racconta le periferie che sono ben altra cosa rispetto alla provincia».
«La stessa Gomorra è una periferia di Napoli. Poi c’è un’altra Napoli, quella del centro, che Ozpetek ha raccontato con eleganza. E poi c’è la provincia che raccontano in pochi. Napoletana, avellinese, casertana, benevantana, da cui provengo io, la provincia è tutto un altro mondo che oltre a non essere rappresentata al cinema non lo è nemmeno a livello amministrativo e politico. Automaticamente non c’è un punto di riferimento culturale. In questo senso la musica di Gigione rappresenta un vero e proprio perno».
Dal canto nostro, L’Occhio di Napoli aveva già presentato l’uscita del documentario al cinema in quest’articolo: “Essere Gigione”, arriva al cinema il documentario sul cantante della provincia