Cronaca Napoli, Napoli

Nisida, esce con permesso premio e non rientra in carcere

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NAPOLI. Aveva ottenuto un permesso premio ma, allo scadere del beneficio, non è rientrato nel carcere minorile di Nisida, dove era ristretto, facendo perdere le sue tracce. “Tecnicamente si tratta di evasione, e questo non può che avere per lui gravi ripercussioni se non si costituisce al più presto”, spiega Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

Evade in permesso premio, la nota del Sappe

Il coordinatore nazionale della Giustizia Minorile del SAPPE, Carmine d’Avanzo, sostiene che “si potrebbe parlare di evasione annunciata; infatti, non pare essere la prima volta che a Nisida i giovani ospiti non fanno rientro in IPM dopo aver usufruito di permessi premio. Allora, viene da porsi l’interrogativo: ma i permessi premio vengono concessi previa preventiva adeguata valutazione del soggetto da parte di chi è preposto a tale compito? Viene davvero valutata la pericolosità del soggetto, l’appartenenza, i contatti che lo stesso ha con famiglie malavitose di determinate aree dell’hinterland napoletano? Si dà il caso di operare una decisa inversione di rotta nella concessione dei permessi premio a taluni soggetti detenuti; occorre una stretta, in termini di rigidità, soprattutto verso coloro che provengono da determinate zone ad alto tasso camorristico, o nei confronti di quei soggetti che si sono macchiati di reati di grave pericolosità sociale! A nostro avviso, occorre un urgente “tavolo tecnico” di tutti gli attori in causa, Magistratura Minorile, Autorità CGM, Direzioni IPM, Polizia Penitenziaria, per mettere in campo, con la competenza e il contributo di tutti, una strategia comune, capace di rispondere in maniera più incisiva alle esigenze di sicurezza delle strutture e anche del territorio, dal momento che taluni detenuti che non rientrano dal permesso, di sicuro rientrano nel loro territorio a delinquere. E questo, per una società civile, non è ammissibile, tollerabile!”.

Il commento di Donato Capece

Capece giudica la condotta del detenuto “un evento irresponsabile e gravissimo, per il quale sono già in corso le operazioni di polizia dei nostri Agenti della Penitenziaria finalizzare a catturare l’evaso. Queste possono essere le conseguenze alle quali si va incontro con lo smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della Polizia Penitenziaria, che ha 7mila agenti in meno. Quel che accade ogni giorno nelle carceri minorili del Paese ci preoccupa. Eppure le nostre denunce rimangono senza risposte ed adeguati provvedimenti. Gli Agenti di Polizia Penitenziaria devono andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o – peggio – aggrediti da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno. Non dimentichiamo che contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dalla Giustizia minorile e dall’Amministrazione Penitenziaria”.

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