Il giornalismo in tutto il mondo è sotto attacco, tra la polarizzazione politica e l’innovazione tecnologica che ha facilitato la rapida diffusione di discorsi di incitamento all’odio, misoginia e fake news, i quali spesso portano i governi ad adottare ulteriori restrizioni sulla libertà di espressione. L’allarme arriva dall’ultimo rapporto dell’Unesco – World Trends in Freedom of Expression e Media Development Report – in occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa (proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1993). Dal 2012 al 2016 nel mondo sono stati uccisi 530 giornalisti, una media di due alla settimana, e solo in un caso su dieci viene fatta giustizia.
“Combattere l’impunità”
“L’impunità per i crimini contro i giornalisti rimane la norma”, afferma il dossier dell’agenzia Onu per l’educazione, la scienza e la cultura, precisando che nel 92% dei casi, i giornalisti uccisi erano reporter locali. Negli ultimi dieci anni invece, come spiega il vice direttore generale dell’Unesco, Getachew Engida, “sono stati 800 i giornalisti uccisi, e di questi crimini circa 9 su 10 sono andati impuniti”. “Siamo tutti d’accordo che non esiste democrazia senza libertà di espressione e non c’e’ sviluppo senza democrazia”, ha aggiunto.
Inoltre, il numero di volte in cui e’ stato chiuso l’accesso a Internet è passato da 18 nel 2015 a 56 nel 2016, e sono aumentati anche blocchi e filtri. Anche se il pubblico che ha accesso a internet e’ aumentato, passando dal 34% della popolazione mondiale nel 2012 al 48% nel 2017. Il rapporto spiega che per una “serie di motivi, tra cui la sicurezza nazionale, i governi monitorano sempre più i media e chiedono anche il ritiro delle informazioni online, in molte circostanze non solo in relazione a discorsi di incitamento all’odio o contenuti che incoraggiano l’estremismo violento, ma pure in casi di legittimo posizionamento politico”.
Fonte: Ansa