NAPOLI. La Regione non vuol rispondere all’accesso agli atti chiesto dal Codacons per poter visionare i documenti sulle eventuali azioni adottate dall’ente per contrastare l’abusivismo edilizio in Campania ed il Tar di Napoli, ordina alla Regione di rilasciare tutti i documenti sul contrasto al fenomeno del “mattone selvaggio”.
Abusivismo edilizio, la sentenza
La sentenza apre la strada all’accesso di atti importanti e presto sapremo:
- come risponde l’ente regionale alle 4426 infrazioni accertate e ai 1166 sequestri eseguiti;
- cosa concretamente mette o in campo lo Stato per opporsi al mattone illegale;
- quante demolizioni vengono eseguite esercitando i poteri sostitutivi riconosciuti dalla legge nazionale;
- come si utilizza la banca dati conosciuta come “CONtrasto ABusivismo EDilizio” (CON.AB.ED), database in cui vengono pubblicati i dati di ciascun abuso edilizio;
- Quanto spende la regione per il progetto Mistrals, sofisticata strumentazione con rilevamenti satellitari del territorio per l’identificazione delle trasformazioni abusive del suolo;
- Infine sapremo se i soldi pubblici sono ben spesi e se ha ancora un senso parlare di legalità
Il giudice estensore, dottoressa Palmarini, nel dar ragione al Codacons ha evidenziato la stretta correlazione tra le pratiche di abusivismo e il dissesto del territorio, osservando poi come alla richiesta di documenti su una materia di tale rilevanza non possono opporsi vaghi richiami alla tutela della privacy – come pure invano aveva sostenuto l’avvocatura regionale nella propria difesa-.
“Siamo soddisfatti ”, afferma l’avvocato Morena del Codacons, “ perché Il TAR giustamente ha considerato prevalenti le esigenze di trasparenza dell’azione amministrativa e la necessità concreta di protezione dell’ambiente”.
“È questo un passo essenziale della sentenza” afferma l’Avv. D’Angelo pure del Codacons “partendo da qui, infatti, il tribunale ha potuto affermare che l’azione del Codacons non aveva assolutamente intenzioni ispettive né tantomeno politiche”.
“Infine” conclude l’Avv. Morena “giustamente il TAR non ha mancato di puntualizzare che può sempre tutelarsi la riservatezza dei cittadini fornendo documenti con nominativi oscurati, ovviamente osservando che se la legge obbliga i segretari comunali a pubblicare mensilmente sull’albo pretorio i dati sugli immobili abusivi, ha poco senso invocare la tutela della privacy, così come aveva sostenuto la difesa della Regione”.