CARDITO. Ancora un’orribile storia di pedofilia che si consumata nell’area a Nord di Napoli. Nell’ultima settimana si è registrata la conferma all’ergastolo per Raimondo Caputo, l’orco assassino di Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni del parco Verde di Caivano, abusata e uccisa la mattina del 24 giugno del 2014; l’arresto di un 55enne di Caivano, già noto alle forze dell’ordine, per violenza sessuale nei confronti di una bambina di 9 anni, e ieri mattina sono scattate le manette per un 60enne di Cardito. Lo riporta il quotidiano Il Mattino.
Pedofilia, fermato 60enne di Cardito
L’uomo, responsabile di una Comunità che accoglie minori in difficoltà, avrebbe abusato più volte di un tredicenne affetto da disturbi psicologici e con alle spalle una famiglia difficile, sia quando il ragazzino era ospite della struttura, sia quando il minore aveva fatto rientro in famiglia. L’uomo è stato arrestato dagli agenti della squadra mobile di Napoli, che ha eseguito un’ordinanza di carcerazione ai domiciliari disposta dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli, su richiesta del pubblico ministero Diana Russo, sezione fasce deboli della Procura di Napoli Nord diretta da Francesco Greco.
Questo tipo di reato nelle zone di competenza della Procura (19 comuni in provincia di Napoli, 19 nel Casertano) è pericolosamente aumentato, come scrive Il Mattino. Quello che più ha colpito in questa ennesima brutta storia è il profilo dell’«orco», rappresentante legale della Comunità in provincia di Napoli, dai modi gentili e cortesi, affabile con i minori a lui affidati, tanto da guadagnarsi quasi sempre la fiducia di questi ragazzini oppressi già da gravi problemi personali, giudiziari e famigliari.
Quell’uomo «buono» in realtà nascondeva un lato oscuro e tesseva la sua trappola per i ragazzini più deboli e in difficoltà, li sondava, come ha fatto per il tredicenne, particolarmente bisognoso di affetto e di una guida adulta, di una figura paterna. Un assedio per la futura vittima, che con il passare dei giorni si arrivata a fidarsi di quel «direttore» dall’espressione così dolce e rassicurante. E alla fine l’uomo ha abusato del ragazzino, che per lo choc non ha avuto il coraggio di raccontare nulla. Un peso insopportabile che lo reso ancora più debole, pensava di essere lui quello che aveva sbagliato. Il ritorno in famiglia, ancora afflitta da varie criticità di relazione, gli è sembrato una sorta di fuga dall’inferno. Una sensazione che è durata pochi giorni. Perché l’«orco» è ritornato alla carica, facendo ripiombare il ragazzino in quella oscena spirale di terrore. Dalle investigazioni degli agenti della squadra mobile della questura di Napoli, sono emerse con estrema chiarezza tutte le modalità con le quali l’uomo nel corso del tempo è riuscito a conquistare la fiducia e l’affetto del minore, carpendone così la buona fede. Da ieri per il ragazzino l’incubo dovrebbe essere finito.