Cronaca

Fabrizio Corona scrive a Massimo Giletti “Mi sono maciullato il braccio: pronto a morire per i miei diritti”

La lettera è stata letta durante la puntata di ieri di "Non è l'Arena"

La scioccante lettera di Fabrizio Corona alla trasmissione “Non è l’Arena” di Massimo Giletti: l’ex re dei paparazzi ha scelto ancora Giletti per far sentire la sua voce. Da 11 giorni Corona è ricoverato nel reparto di Psichiatria del Niguarda.

La lettera di Fabrizio Corona alla trasmissione “Non è l’Arena” di Massimo Giletti

Durante la puntata di ieri sera di Non è l’Arena, il conduttore, Massimo Giletti, ha letto alcuni stralci di una lettera che Fabrizio Corona gli ha inviato, dall’ospedale Niguarda di Milano, dove è ricoverato ancora, 11 giorni dopo l’arresto.

Atti di cannibalismo

Corona avrebbe tentato di mangiare la sua stessa carne, e si sarebbe morso il braccio, per cercare di togliersi i punti di sutura, applicati sulla ferita causata dai vetri dell’ambulanza che lo stesso Corona aveva rotto con un pugno, il giorno dell’arresto.

Le parole di Corona

Dite che sto male. Voglio che sappiano quello che mi è successo. Ho chiesto di andare in bagno a fumare: mi hanno dato un accendino. Sono controllato a vista. Mi sono seduto sul wc a dorso nudo: ho visto la ferita sul mio braccio che mi sono provocato pugnalandomi con una biro. A quel punto scatta qualcosa nel mio cervello. Sono da solo. Mi avvicino la bocca alla ferita, riesco ad afferrare i punti della ferita. Riesco a romperli. Schizza il sangue ovunque. ”, scrive Corona.

Pronto a morire per i miei diritti

Assaporo uno strano sapore, mi piace. Sono convinto che nella ferita ci siano i pezzi di vetro del finestrino dell’ambulanza che ho rotto. Cinque infermieri entrano in bagno, vedono che sto mangiando il mio braccio. Mi rendo conto che sono uno psicopatico nel reparto di Psichiatria. Da qui non posso uscire, c’è una grande finestra dove entra luce. Durante il giorno bevo solo acqua e caffè d’orzo. Mi sono rasato i capelli, e quando mi taglio i capelli vuol dire guerra”. E poi conclude “Massimo devi sapere che quando mi sono maciullato il braccio non ho sentito nulla. Sono pronto a morire per i miei diritti”.

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