Scienza e Tecnologia

L’Europa spende oltre 60 miliardi per l’ictus

La Stroke Alliance for Europe evidenzia come la spesa sanitaria per ictus si è concentrata troppo sulle emergenze. Potrebbe arrivare a 86 miliardi nel 2040

Le aggiornate indagini statistiche condotte dalla Stroke Alliance for Europe (SAFE) ci dicono che da tempo la spesa sanitaria in UE per l’ictus è di oltre 60 miliardi all’anno, con la pecca qualitativa di essere troppo concentrata sulla fase acuta. Scarso investimento in prevenzione può voler dire arrivare a 86 miliardi di euro nel 2040.

Ictus prima causa di disabilità in Italia

I dati numerici di carattere sanitario che accompagnano quelli economici dimostrano che l’ictus è la prima causa di disabilità acquisite nel nostro Paese, comportando un significativo peggioramento della qualità di vita e il bisogno di natura assistenziale a lungo termine per terapie, riabilitazione e tutto ciò che deriva dalla perdita di funzione cognitive.

Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Ictus Italia gli italiani colpiti sono 150.000 ogni anno, con un terzo che non sopravvive più di un anno e un altro terzo che riporta delle disabilità croniche destinate a gravare sul Servizio Sanitario Nazionale e molto anche sulle famiglie. Ciò nonostante si continua a spendere in gran parte per l’emergenza (ricoveri di emergenza, trattamenti in acuzie e lunghi cicli di riabilitazione), senza fare abbastanza per prevenire.

Dal momento che la pandemia ha molto contribuito ad aggravare il problema, sia per la riduzione dei controlli che per eventi direttamente collegati al Covid-19, si è reso necessario andare ad indagare meglio nello spazio comunitario.

La spesa per l’ictus arriverà ad 86 miliardi all’anno

Un report dell’Economist Intelligence Unit sulle politiche e gli investimenti nella prevenzione dell’ictus ha studiato le differenze organizzative a livello europeo, prendendo come esempi Germania, Italia, Spagna e Regno Unito.

L’azione pubblica si deve concentrare su quattro aree di intervento principali: la sensibilizzazione e lo screening della popolazione per fini preventivi (incentivare la corretta alimentazione, il movimento e i controlli periodici), il rafforzamento della medicina territoriale tramite i medici e infermieri di famiglia, la divulgazione delle best practice terapeutiche e diagnostiche tra il personale sanitario di ogni ordine e ogni struttura, l’accesso tecnologico per una circolazione di informazioni più rapida e l’implementazione della telemedicina.

“Un esempio virtuoso è quello tedesco, dove da anni il governo federale ha adottato le linee guida OMS sull’attività fisica – afferma la redazione di FITFORBEACH – arrivando ad avere oltre il 43% degli uomini ed oltre il 35% delle donne che praticano l’esercizio fisico con regolarità (almeno 30 minuti al giorno per 5 giorni alla settimana) fra gli adulti ed oltre un quarto dei bambini e adolescenti. Un grande contributo viene anche dal trasporto, che vede il 13% di tutti i viaggi fatti con la bici e quasi un quarto a piedi”.

L’Italia è ancora lontana da questi obiettivi, anche a livello infrastrutturale, però le più recenti politiche sulla mobilità sostenibile e sulla transizione ecologica fanno ben sperare. Tuttavia, di contro preoccupa la nuova variante svizzera individuata in Piemonte.

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