Cronaca

Perché i collaboratori di giustizia come Giovanni Brusca prendono uno stipendio, come funziona e qual è l’importo

Stipendio ai collaboratori di giustizia: cos'è, come funziona, importo dell'assegno mensile a chi decide di collaborare con lo Stato

Cos’è, come funziona e qual è l’importo dello stipendio ai collaboratori di giustizia come Giovanni Brusca? Il testimone di giustizia, a causa della scelta di collaborare con lo Stato, è costretto a cambiare identità, spostarsi in una località protetta, lasciare il lavoro e i suoi beni per ricominciare da un’altra parte. Per tali motivi, la legge gli riconosce una serie di misure assistenziali come l’alloggio, l’assistenza sanitaria, l’assistenza legale, le spese relative ai trasferimenti e soprattutto il mantenimento.

Stipendio ai collaboratori di giustizia: cos’è, come funziona, importo

Come spiegato da LaLeggePerTutti, lo stipendio viene corrisposto tramite un assegno mensile che deve consentire al testimone un tenore di vita non inferiore a quello condotto prima dell’ingresso nel programma di protezione, da erogare fino a quando non sarà riacquistata la possibilità di avere un reddito proprio.

L’assegno di mantenimento dei testimoni di giustizia deve essere parametrato sulla base delle entrate pregresse e non ha un limite preciso. Al contrario, tale limite sussiste per i collaboratori di giustizia, più comunemente detti “pentiti”, il cui mantenimento mensile non può superare più di 5 volte il valore dell’assegno sociale.


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Il caso di Giovanni Brusca

Dal 2000 Giovanni Brusca percepiva in carcere un piccolo stipendio per provvedere alla famiglia. Tra i nuovi accordi invece è previsto anche un mantenimento da parte dello Stato. Solitamente l’indennità per i collaboratori di giustizia oscilla tra i mille e i mille ed i 500 euro al mese ai quali vanno aggiunti altri 500 euro per ogni familiare a carico.

Giovanni Brusca però attualmente è solo. Si sposò nel 2002 con una donna ma anni fa hanno divorziato. C’è un figlio, nato all’unione della coppia prima dell’arresto, il quale ormai è adulto. Lo Stato inoltre paga al boss anche l’affitto, le spese mediche e, nel programma di protezione, possono essere inclusi altri benefit. Strumenti che dovrebbero servire al collaboratore di giustizia, che oramai ha 63 anni, a reinserirsi nella società e a trovare un lavoro.

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