Cronaca

Vaccino Johnson&Johnson: cos’è la sindrome di Guillain-Barrè che preoccupa la Fda

Ecco cosa sappiamo sulla rara forma di paralisi che sarebbe provocata dal vaccino di Jassen

La Fda statunitense sta per lanciare l’allerta sui possibili rischi neurologici legati al vaccino Johnson&Johnson legati alla rara sindrome di Guillain-Barrè, conosciuta anche come paralisi di Landry. Ma cos’è la sindrome di Guillain-Barrè? Ecco tutto ciò che sappiamo.

Che cos’è la sindrome di Guillain-Barré?

La sindrome di Guillain-Barré , come riporta il sito dell’Humanitas, è la più frequente forma di polineuropatia acquisita dovuta a demielinizzazione (degenerazione delle guaine mieliniche che rivestono le fibre nervose). Nonostante la causa all’origine di questa patologia non sia ancora stata identificata con certezza assoluta, attualmente viene annoverata tra le polineuropatie immuno-mediate poiché la maggior parte degli studi condotti fino a oggi porta a ritenere che la causa sia autoimmune.

Quali sono le cause

Nonostante la causa all’origine di questa patologia non sia ancora stata identificata con certezza assoluta, attualmente si ritiene che questa malattia sia provocata da una risposta immunitaria contro molecole del nervo, che viene innescata da una precedente infezione contro cui vengono prodotti degli anticorpi che riconoscono anche delle molecole del nervo simili a quelle dell’agente infettante.

Quali sono i sintomi

La sindrome di Guillame Barré è caratterizzata da una sensazione di debolezza, perlopiù simmetrica e accompagnata da parestesie, che esordisce in genere alle gambe per progredire poi alle braccia.
Più della metà dei soggetti colpiti da questa patologia presenta debolezza muscolare a livello facciale e orofaringeo e circa il 5-10% deve essere intubato a causa dell’insufficienza respiratoria. In questi pazienti sono inoltre spesso presenti fluttuazioni della pressione arteriosa, aritmie cardiache, modificazioni pupillari.

Il recupero comincia solitamente nel giro di 6-8 settimane ma può durare anche vari mesi e talora permangono degli esiti. Fondamentale per un buon recupero è la precocità dell’intervento terapeutico.

Diagnosi

Oltre alla clinica, è di grande aiuto per la diagnosi l’analisi del liquido (o liquor) cerebrospinale, in cui le proteine risultano aumentate ma non le cellule (dissociazione albumino-citologica) e l’esame elettromiografico che evidenzia una alterazione delle conduzioni lungo i nervi periferici. Spesso però entrambi questi esami non sono alterati nei primi giorni di malattia per cui la diagnosi si basa all’inizio principalmente sull’andamento clinico e la rapida progressione dei sintomi.


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