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Ecco cos’è la vespa di mare, la medusa che ha ucciso un bambino in Thailandia

Cubomedusa, cos'è la vespa di mare: ha ucciso un bambino in Thailandia. Quanto è velenosa e pericolosa questa medusa

Cos’è la cubozoi, nota anche come cubomedusa vespa di mare, di cui un esemplare ha ucciso un bambino in Thailandia? La Cubozoa Werner è una classe di Cnidaria, un tempo inclusa fra gli Scyphozoa, caratterizzata da una fase medusoide con l’ombrella di forma cubica. Sono anche chiamate cubomeduse.

I cubozoi raggruppano una ventina di specie marine e sono quindi considerati una classe di piccole dimensioni. Ciò malgrado, hanno caratteristiche uniche che le rendono particolarmente interessanti, come degli organi visivi complessi, comportamenti riproduttivi peculiari ed una tossicità molto elevata.

Cubomedusa, cos’è la cubozoi o vespa di mare che ha ucciso un bambino in Thailandia

Un bambino israeliano di nove anni è morto dopo essere entrato in contatto con una medusa su una spiaggia dell’isola thailandese di Ko Phangan. A riportarlo sono stati diversi media israeliani. Il bimbo, sempre secondo quanto riferito dalle stesse fonti sarebbe stato toccato da una delle meduse più velenose, la cosiddetta Vespa di mare, e successivamente ricoverato all’ospedale di Ko Phangan.

Ma cos’è la vespa di mare? Alcune specie comprendono una ventina di specie marine predatrici con nematocisti potenti e spesso molto pericolose per l’uomo. La fase medusoide è predominante e possiede una campana a sezione quadrangolare o piramidale. Un tentacolo, o un gruppo di tentacoli, si trova a ciascun angolo del quadrato formato dall’ombrella; alla base di ciascun tentacolo si trova una dura lamina appiattita chiamata pedalium. Ogni tentacolo è coperto da circa 500mila cnidociti, i quali contengono le nematocisti, organi urticanti a forma di arpione che iniettano una biotossina alle vittime.

Quanto è velenosa la vespa di mare

I ropali sono strutture sensoriali in numero di quattro, a metà di ciascun lato poco al di sopra del margine, e comprendono, oltre alla statocisti, organi fotorecettori molto sviluppati e dotati di lente biconvessa. I ropali sono disposti in una nicchia alla base della campana ed hanno la possibilità di guardare sia all’interno del corpo della medusa, che all’esterno. L’interpretazione dei segnali sensoriali è delegata ad una rete neurale, dato che i celenterati non dispongono di un cervello.

Come gli altri cnidari, i cubozoi sono composti da due strati di cellule: l’ectoderma e l’endoderma, con un tessuto centrale chiamato mesoglea, costituito essenzialmente da acqua e da cellule provenienti dagli altri due tessuti, che fornisce la galleggiabilità alla medusa. La cavità stomacale è divisa in setti e si estende fino ai tentacoli attraverso dei canali che passano lungo i pedalia. Il margine dell’ombrella non è dentellato e la subombrella si ripiega all’interno a formare un velarium, che aumenta l’efficienza del nuoto. Le cubomeduse sono infatti nuotatrici attive e predatrici voraci, le cui prede principali sono i pesci.

Lo stadio polipoide (detto cubopolipo) è ridotto e presenta cnidociti solo sulle estremità dei tentacoli, contrariamente a tutti gli altri polipi noti degli cnidari (di solito, ogni tentacolo termina con una sola grossa cellula urticante). La morfologia del polipo è totalmente simmetrica e, una volta avvenuta la metamorfosi in medusa, non ne rimangono tracce; queste due caratteristiche hanno spinto Werner a promuovere l’ordine delle Cubomedusae nella classe Cubozoa. I cubopolipi hanno inoltre un singolo anello di nematocisti all’estremità di ogni singolo tentacolo.


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Alimentazione

Queste meduse cacciano attivamente le loro prede: non vanno alla deriva, trascinati dalla corrente e dalle onde, come altri ordini di meduse. I cubozoisono capaci di raggiungere velocità di 1,5 a 2 metri al secondo, circa 4 nodi (7.4 km/h). Il veleno delle cubomeduse è differente da quello dei scifozoi ed è usato per cacciare le prede o per difendersi dai predatori, anche se le tartarughe marine che si nutrono di queste meduse non sembrano sensibili al veleno.

Le vespe di mare sono pericolose?

Le cubomeduse, dette anche “vespe di mare”, sono un ordine di Cnidari, e sono considerate le più pericolose per l’uomo, in quanto il loro veleno può fermare il cuore in poco tempo. Le specie più pericolose vivono soprattutto nei mari australiani, e il suo veleno è utile per la caccia al punto che trovare un pasto per lei è piuttosto semplice.

Alcune specie di cubozoi sono conosciute come meduse Irukandji, dal nome della sindrome che il loro contatto può scatenare. Sono meduse di piccole dimensioni ed estremamente velenose, che si trovano soprattutto presso le coste australiane. La puntura di una medusa Irukandji causa dei sintomi che sono noti come Sindrome di Irukandji.
Questi sintomi sono stati documentati per la prima volta da Hugo Flecker nel 1952 e prendono il nome dalla popolazione degli Irukandji, che vive nella zona costiera settentrionale del Cairns. Come altre meduse, le Irukandji sono dotate di pungiglioni (nematocisti) non solo sui tentacoli (dove sono disposti a grappolo ed assomigliano a gocce d’acqua), ma anche sull’esombrella. In più, il veleno è diffuso solo a partire dalla punta delle nematocisti, piuttosto che dall’intera lunghezza. I ricercatori ritengono che il veleno possegga una forza sufficiente a stordire in modo immediato le prede delle meduse Irukandji, che sono pesci piccoli e veloci. La cubomedusa più pericolosa è la Chironex fleckeri, che si trova nelle acque australiane. La C. fleckeri può causare la morte, ma non la Sindrome di Irukandji.

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