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Carola Rackete: chi è, la vita, la famiglia, il confronto con Salvini

La mia vita è stata facile, ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto – ha detto Carola Rackete per spiegare la scelta di collaborare con l’ONG Sea Watch– quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale: aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità”.

Il 3 ottobre Carola Rackete sarà ascoltata nel Parlamento dell’Unione Europea. L’ annuncio su Twitter del gruppo della Sinistra unitaria europea (Gue) dell’Eurocamera: “Siamo lieti che interverrà per parlare dell’importanza della ricerca e del salvataggio nel Mediterraneo, per commemorare la tragedia del 2013 dove morirono in centinaia” a Lampedusa.



Chi è Carola Rackete?

Carola Rackete è nata l’8 maggio 1988 a Preetz, nei sobborghi di Kiel, cittadina tedesca che si affaccia sul mar Baltico.Si è laureata in scienza nautiche nel 2011 all’università di Jade, in bassa Sassonia, e nel 2018 ha conseguito un master in conservazione dell’ambiente all’università di Edge Hill, in Inghilterra, con una tesi sulle caratteristiche dei nidi degli albatros. Nel 2011, a solo 23 anni, era già capitano al timone di una nave: guidava una rompighiaccio al polo nord per Alfred Wegener Institute, uno dei maggiori istituti oceanografici tedeschi. Nel 2013 diventa secondo ufficiale della nave Ocean Diamond. Parla correttamente quattro lingue: spagnolo, francese, russo e inglese, oltre a essere di madrelingua tedesca. Non ha profili social, tranne Linkedin, su cui si definisce con tre concetti fondamentali: “conservazione della natura. Azione umanitaria e un po’ di scienza polare”.

Rackete inverte la rotta dall’estremo Nord al Mediterraneo

Dal 2016, Rackete si dedica a tempo pieno al salvataggio in mare dei migranti come comandante della nave Sea Watch 3. La comandante tedesca è stata arrestata – e poi scarcerata – dopo essere entrata in acque italiane forzando il blocco e attraccando a Lampedusa con la nave della ONG tedesca a bordo della quale si trovavano ancora 42 migranti soccorsi in acque libiche, sarà in audizione nella commissione Libertà civili (LIBE) del Parlamento in occasione dell’anniversario del naufragio in cui hanno perso la vita quasi quattrocento migranti.



“Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio, ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”: le parole della 31enne prima di attraccare a Lampedusa. Nel video- pubblicato da La Repubblica– l’arresto di Carola Rackete, entrata in porto senza autorizzazione, invocando lo stato di necessità. Indagata e messa ai domiciliari dagli agenti della Guardia di Finanza per disposizione della procura di Agrigento. Ricordando la pronuncia del G. I. P. a lei favorevole, Carola racconta: “Non potendo più garantire l’incolumità delle persone a bordo, come documentato dai medici, attraccavo al porto di Lampedusa nonostante le indicazioni contrarie della Guardia di Finanza. Durante le operazioni di attracco avveniva una lieve collisione con una motovedetta che si trovava nello stesso molo: una lieve e involontaria collisione, come ho documentato al giudice di Agrigento, dovuta alla complessità della manovra che peraltro conducevo in modo lentissimo proprio per evitare incidenti”.

Rackete vs Salvini

Rackete affronta la questione della diffamazione: “Da settimane Salvini conduce una campagna diffamatoria nei confronti della ONG per cui lavoro, la Sea Watch ONLUS, avendo più volte affermato che si tratterebbe di ‘un’organizzazione illegale e fuorilegge’, che fa ‘sbarco di immigrati illegali da una nave illegale’, ‘una nave pirata’, ‘fuorilegge’ e che i suoi appartenenti sarebbero ‘complici di scafisti e trafficanti’”. La querela riguarda anche le affermazioni che sarebbero state rivolte da Salvini a Rackete: “‘Sbruffoncella’‘fuorilegge’‘delinquente’, autrice di un atto ‘criminale’, responsabile di un tentato omicidio in quanto – dice Rackete – avrei ‘provato ad ammazzare cinque militari italiani’. Infine ‘complice di trafficanti di esseri umani’ “. Rackete allega alla querela tutte le immagini e le trascrizioni dei post e dei video di Salvini.

 


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“Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha fatto molteplici esternazioni attraverso i diversi canali a sua disposizione (interviste tv, dirette su Facebook, post su Twitter) che non sono manifestazioni di un legittimo diritto di critica, ma aggressioni gratuite e diffamatorie alla mia persona con toni minacciosi diretti e indiretti, che coinvolgono anche la stessa giudice Alessandra Vella del Tribunale di Agrigento”. È uno dei passaggi chiave della querela presentata dalla comandante della Sea Watch 3Carola Rackete, contro Salvini. Quattordici pagine presentate dal noto avvocato Alessandro Gamberini. I reati ipotizzati sono diffamazione e istigazione a delinquere. Ma a preoccupare il leader leghista potrebbe essere soprattutto la richiesta avanzata da Rackete e dai suoi legali di un sequestro preventivo degli account Facebook e Twitter del socialissimo ministro. Dice la comandante Carola ai magistrati: “Chiedo il sequestro preventivo delle pagine informatiche attraverso le quali sono stati pubblicati e diffusi i contenuti diffamatori e istigatori sopra descritti”.

Rackete esordisce ricordando gli scopi della sua azione e della ONG Sea Watch: “Monitoraggio, denuncia delle violazioni di diritti umani e soccorso delle persone messe a rischio dalle migrazioni nel Mediterraneo Centrale teatro di frequenti naufragi”. La comandante racconta la sua versione di quelle ore convulse, dei muri che le autorità dei paesi costieri alzavano di fronte alle sue richieste di attraccare: “Richiedevo che mi fosse indicato un porto sicuro, ma le competenti autorità mi rispondevano Tripoli. Impossibilitata ad accettare Tripoli come porto sicuro (a fronte delle documentate violazioni dei diritti umani fondamentali) e non ricevendo altre indicazioni mi dirigevo verso nord”. Quindi il rifiuto di Malta, la porta chiusa a Lampedusa. Infine l’epilogo con lo sbarco avventuroso e la manovra che secondo alcuni avrebbe messo in pericolo un equipaggio della Guardia di Finanza. La querela è stata depositata lo scorso 12 luglio in Procura di Roma. Nella denuncia, tra l’altro, i legali di Carola, oltre alla diffamazione, avevano ipotizzato anche il reato di istigazione a delinquere.

Negli uffici giudiziari milanesi si stanno valutando gli atti. L’indagine è affidata al pm Giancarla Serafini. Non è ancora stato deciso se ascoltare a verbale l’ex ministro. Serviranno i tempi tecnici per valutare gli atti.

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La Famiglia di Carola: “siamo orgogliosi di lei”

“Mia figlia ha 31 anni, e sa quello che fa”. Aggiungendo poi divertito: “Carola parla cinque lingue e conosce anche un po’ di italiano, speriamo solo che non abbia il modo di perfezionarlo in qualche vostro carcere”: parla il padre della giovane capitana, ingegnere elettronico in pensione dopo 30 anni, dopo aver lavorato in un’industria militare. Appaiono tranquilli ed orgogliosi della figlia, la quale persegue il proprio scopo a testa alta. A raccogliere le testimonianze della famiglia di Rackete, il Corriere della Sera:“Si possono non condividerne i modi, ma sta facendo la cosa giusta”. Il padre ricorda, ancora, i vari ostacoli che ha superato la ragazza: “Quando era più piccola ha girato tutto il Sudamerica in autostop. È stata in Antartide e al Polo Nord, ha fatto per otto mesi la volontaria in una riserva in Kamtchatka, è andata in Pakistan da sola e non ci ha mai dato preoccupazioni” […] “Fidanzati? Mai visto nessuno — sospira il padre — del resto con una vita così”.

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