A Nocera Inferiore esiste il castello Fienga, nel parco omonimo: molto probabilmente é stato eretto dai Longobardi intorno al 600 dell’Era Volgare ed é stato sede della prima Contea Longobarda.A ridosso della collina del parco, in un’importante posizione strategica, si erge una struttura fortificata posta a controllare l’ampia valle del Sarno sia nella parte verso nord e il mare che nella stretta gola tra Nocera e Cava de’ Tirreni. Della parte medievale dell’edificio resta solo una torre poligonale (probabilmente dei sec. XII-XIII), collocata nel punto più eminente della collina. Ai suoi piedi si stendeva il castello, di cui oggi restano deboli tracce dopo le radicali modifiche attuate nel secolo scorso e nel nostro ad opera delle ultime famiglie che lo hanno posseduto (i Fienga e i Guidobaldi). Come tutti i castelli, ha alle sue spalle una antica storia di signori, nobili, amori e sangue.Il castello trasuda storia e mistero e non sono poche le leggende che lo riguardano: vi sono stati numerosi casi di persone morte per le torture più violente ed indicibili che si infliggevano nelle segrete del castello. Ad oggi, tuttavia, la stanza in cui venivano arrecati i tremendi supplizi è andata distrutta. Secondo numerose testimonianze, e secondo le leggende da tutti conosciute a Nocera, si narra di due apparizioni: una di queste si verificherebbe nella parte da poco ristrutturata del castello. E’stato visto più volte camminare per il castello, e si manifesta con abbassamento di temperatura, venti gelidi e rumori improvvisi. Lo spettro è stato visto fin dai secoli passati ed é stato identificato come il fantasma di Basilio di Levante, il principe di Capua, al servizio di Papa Urbano VI, e che sarebbe morto all’ incirca nel 1406 nel castello, dove fu sepolto. Si racconta che prima di divenire Basilio, fu un pirata chiamato Matul. Abbandonò la pirateria per amore della figlia del Barone di Roccella, la baronessa Bianca, dalla quale ebbe un figlio, Corradino. Ma, dopo un parto lungo e difficile, il bambino non fu riconosciuto dalla madre e dalla nobile famiglia di lei. Il bambino fu così abbandonato e Basilio stesso abbandonò la moglie, in seguito a questo difficile evento. Il principe, divenne con il passare degli anni, sempre più violento e sanguinario. Molte sono le vittime della sua violenza e della sua crudeltà, che morivano per mano sua soprattutto alla fine di terribili martiri a loro inflitti nelle segrete del castello. Una decina di anni dopo, Basilio si ritrovò a torturare un giovane, il quale, come già molti altri prima di lui, non resse le sofferenze inflittegli e morì.
Mentre depredava il cadavere, Basilio riconobbe delle reliquie appartenenti alla sua famiglia, e comprese di aver ucciso il figlio, Corradino.
Il giovane ventenne morirà tra le braccia del padre. Sconvolto da questo episodio, si convertì al Cristianesimo ( era musulmano) e per vent’anni, durante i quali vagò per il castello tormentato dai rimorsi, chiese perdono a Dio.
Fu trovato poi morto sulla tomba del figlio, con le labbra incollate alla croce. L’ altra presenza è molto irrequieta, probabilmente per la sua vita tormentata: il suo nome era Cencia di Trastevere, detta la carceriera. Si manifesta con grida isteriche provenienti dalle segrete del castello, intorno alla mezzanotte. I testi di allora la descrivono alta e ben formosa, con profonde occhiaie. Era innamorata pazza e non corrisposta del suo padrone, Francesco Prignano, principe di Capua, duca d’Amalfi e Signore di Nocera. A quanto si racconta, la donna uscì progressivamente di senno, man mano che si accaniva con inaudita malvagità nei confronti dei carcerati, fino a morire in circostanze misteriose, all’età di 45 anni. Più di una testimonianza c’è stata nel corso dei secoli, ma anche di questi ultimi anni, sulle strane presenze del castello, ma la più significativa rimane quella del 2006. Si era appena finito di tenere uno spettacolo teatrale nella suggestiva cornice del castello ed erano state appena spente le luci. La platea iniziava a svuotarsi . Improvvisamente delle urla ripetute, hanno straziato il cuore della notte, prolungandosi per una manciata infinita e serratissima di secondi. I presenti rimasero atterriti per qualche secondo, per poi allontanarsi in fretta. Ancora oggi si discute di quell’evento, e si cerca una spiegazione convincente, difficile da trovare nel momento in cui un evento di questa intensità è stato chiaramente avvertito da più persone contemporaneamente. Gli scettici parlano dei lugubri versi emessi dai barbagianni (animale notturno effettivamente presente in quelle zone), ma non tutti sono convinti di questa spiegazione, giurando ancora oggi di aver sentito urla umane. Suggestione di massa? Fantasmi? Rapaci notturni? Le risposte non chiare viene sempre alimentano spesso il dubbio…