Mutui usurai, dopo le denunce delle associazioni dei consumatori arrivano le prime sentenze a confermare che non si tratta solo di illazioni: se le banche hanno imposto, nel contratto di mutuo, un tasso d’interesse superiore a quello di legge comprensivo quindi anche di spese ed oneri accessori, il cliente è tenuto a restituire il solo capitale e la convenzione relativa agli interessi è da ritenersi nulla. Pronunce in tal senso erano già venute dai tribunali di Padova, Cagliari e Parma: ora una prima sentenza del Tribunale di Salerno, che ha visto contrapposti un istituto di credito nazionale, attivo anche al sud, e una donna che vive al confine tra Bellizzi e Pontecagnano.
«La banca – spiega l’avvocato Mario Manzo, responsabile dello Sportello Usura Bancaria Codici, di Battipaglia, che ha seguito la controversia – aveva messo all’asta l’immobile, residenza e unica abitazione della signora, per un credito residuo da mutuo ipotecario di circa 30 mila euro. Dalle nostre verifiche è emerso un tasso d’interesse usuraio ed abbiamo quindi contestato le preteste dell’istituto di credito. Una perizia del Tribunale ha accertato la fondatezza delle nostre ragioni: il giudice, quindi, non solo ha respinto la richiesta della banca, ma l’ha condannata a rimborsare la somma di 15 mila euro, restituendo ovviamente l’immobile nella piena titolarità e disponibilità della nostra assistita».
Stando ai dati dello Sportello Usura Bancaria Codici di Battipaglia i casi in provincia di Salerno sono numerosi. «Stiamo seguendo – spiega ancora l’avvocato Manzo – numerose segnalazioni anche dall’Agro e da altre province. Il tasso che rileva, per stabilire se un mutuo è usuraio, non è solo quello convenuto: bisogna tener conto, come ha stabilito una sentenza della Cassazione, anche del tasso di mora» e di tutti gli altri oneri accessori. È questo importo totale che va rapportato al tasso soglia. «Dalle nostre stime – conclude l’avvocato – possiamo affermare che un mutuo su tre è usuraio».
Nei giorni scorsi anche Adusbef e Federconsumatori hanno notificato un atto di diffida a 13 primarie banche (Unicredit, Intesa San Paolo, Mps, Ubi Banca, Bnl, Banca Popolare di Milano; Cassa Risparmio Parma e Piacenza; Banca Popolare Vicenza, Credito Emiliano, Banca Popolare Emilia Romagna, Carige, Banca Popolare Bergamo e Banco di Sardegna), una richiesta di rimozione di tutte le clausole vessatorie presenti nei contratti bancari, in particolare dei mutui e dei conti correnti.
Sotto osservazione soprattutto il sistema di ammortamento cosiddetto “alla francese” che prevede prima il pagamento degli interessi, e poi la restituzione del capitale. Un sistema di calcolo che farebbe lievitare gli interessi di oltre il 17%. In soldoni, su un mutuo ventennale di 100 mila euro, vuol dire sborsare circa 12 mila euro in più.