Cronaca Salerno, Salerno

Il sindaco Domenico Di Giorgio chiarisce alcuni punti discussi nell’ultimo consiglio comunale

MONTECORVINO PUGLIANO. Il sindaco di Montecorvino Pugliano, Domenico Di Giorgio, chiarisce, tramite un comunicato stampa, quanto è accaduto nell’ultimo consiglio comunale tenutosi lunedì 1 dicembre:“Che la minoranza avesse espresso nel corso di questa esperienza di circa 8 anni lacune in termini di impreparazione al compito assegnato ne eravamo a conoscenza, per ammissione degli stessi soggetti interessati, tant’è che nell’avvio della consiliatura, allorquando indicammo il consigliere Montella alla presidenza del Consiglio, lo stesso declinò ogni incarico affermando di essere impreparato al compito. Ma immaginare che l’esperienza maturata ad oggi non abbia prodotto nessun miglioramento resta difficile a crederci. Diventa doveroso ricordare che noi partecipiamo ad un Consiglio comunale, regolato dal testo unico degli enti locali e dalla legge in maniera perissequa. Non è, come sembra ad alcuni, il consiglio comunale dei bambini e forse è opportuno istituirlo, poiché potrebbe essere il luogo adatto in cui alcuni potrebbero far sfociare atteggiamenti poco consoni alla solennità di un consesso istituzionale”.
“Detto ciò, credo che sia opportuno chiarire con una precisazione rispetto a quanto apparso sugli organi di informazione. Va chiarito immediatamente che la gestione delle funzioni non è prerogativa personale dei soggetti ma disciplinate dalla norma, ed in otto anni nessuna seduta di Consiglio è stata svolta in violazione della norma, altrimenti saremmo stati prontamente sanzionati. Basterebbe solo questo a riscontro delle sciocchezze rilasciate dell’allegra compagnia, ma ritengo giusto proseguire nella risposta puntuale e circostanziata al fine di far trarre agli stessi un insegnamento utile per svolgere in futuro correttamente il proprio compito”.
“Intanto è prerogativa del presidente del Consiglio comunale, come prescrive la funzione, la convocazione del Consiglio a prescindere dalla sua specifica volontà. Dunque la convocazione non è un atto proprio ma bensì è dettato dall’obbligo della funzione, mentre la convocazione della “Conferenza dei Capi Gruppo” è una facoltà richiamata nel nostro Regolamento e non un obbligo come impropriamente affermato e, vista la mancanza di partecipazione dei colleghi di Minoranza ogni qualvolta è stata convocata in passato (70% delle volte è andata deserta), si è ritenuto opportuno, non da questa occasione ma già da molto tempo, soprassedere”.
“La convocazione del Consiglio Comunale è stata fissata dalla necessità di rispettare perentori obblighi di legge relativi al termine di approvazione dell’Assestamento di Bilancio (30 Novembre). Gli argomenti posti all’ordine del giorno (otto), sono stati istruiti dagli uffici competenti, correlati dai rispettivi pareri e trasferiti nei termini fissati dal testo unico  e dai regolamenti a tutti i Consiglieri, unitamente alla indicazione dell’orario di inizio lavori del Consiglio. I colleghi di minoranza che affermano pubblicamente di essere stati presenti in aula alle diciassette ed un minuto, (dagli atti ufficiali del Consiglio risultano invece presenti in aula alle diciassette e quattro minuti), avrebbero tranquillamente potuto partecipare alla discussione su tutti gli argomenti posti all’ordine del giorno, e far presente in sede di discussione ogni loro valutazione in merito, senza dare seguito a quella ridicola quanto inutile pantomima, che li ha visti abbandonare l’aula, cosi come risulta ufficialmente dagli atti della seduta (Montella, Chiola, Buonomo,). Ancor più grave sono le affermazioni pubbliche rese dai Consiglieri che non hanno proprio partecipato all’assise (Fiorillo e Paolini), peraltro senza alcun  impedimento a farlo, i quali invece di sostenere le proprie ragioni nel luogo a cui sono stati deputati a farlo, hanno preferito dare seguito alle proprie fantasie calunniose sugli organi di stampa,  perfettamente in linea con la condotta svolta durante tutto il mandato”.
“L’argomento sul quale si è provato a suscitare clamore riguarda una richiesta di monetizzazione di standard pubblici, facoltà ampiamente concessa dal nostro ordinamento e consentita dai nostri regolamenti comunali, qualora ne ricorrano tutti i requisiti. Inoltre, dalla vigenza del PUC, con il voto favorevole anche dei coleghi di minoranza, sono stati approvati in Consiglio ben 14 richieste di monetizzazione, ed è del tutto evidente che essendo questa facoltà in capo ad un parente stretto del Presidente del Consiglio, si è pensato di speculare su questa condizione. Mi limito semplicemente ad osservare che il tutto è riportato ad un atteggiamento poco dignitoso della propria funzione e lesivo nei confronti del richiedente  una legittima facoltà prevista, visto che i colleghi di minoranza presenti, hanno ritenuto abbandonare l’assise consiliare, ritenendo di secondo piano gli altri argomenti in discussione. Il Presidente del Consiglio, dal canto suo, non solo si è attenuta correttamente sull’inversione del punto all’ordine del giorno proposto dal capogruppo Stabile, ma ha abbandonata la discussione in aula allorquando si è discusso in merito.”

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