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Battipaglia, addio al Puc di Santomauro. Il Comune lo boccia per illegittimità

BATTIPAGLIA. Illegittimità e violazioni, incarichi concessi senza rispettare le norme di settore: la bozza del piano urbanistico comunale realizzata dall’ex sindaco Giovanni Santomauro e dalla sua amministrazione è stata revocata dalla commissione straordinaria che regge le sorti del Comune di Battipaglia. Di concerto sono stati revocati tutti gli incarichi esterni di consulenza relativi al Puc e sciolta la struttura organizzativa creata con delibera di giunta 140 del 14 maggio 2012. La triade ha dato mandato al dirigente del settore tecnico e ambiente, Giancarlo D’Aco, di provvedere ad una nuova struttura organizzativa interna, nonché all’identificazione di forme innovative di supporto tecnico e giuridico per la predisposizione della nuova proposta di Puc. Il tutto dovrà essere fatto entro il 4 luglio 2015, pena l’attivazione delle procedure del Ptcp (piano territoriale di coordinamento provinciale) approvato nel 2011 a Palazzo Sant’Agostino.

Il piano urbanistico dell’amministrazione Santomauro, che era diretto verso l’adozione finale dopo la conclusione dell’intero iter amministrativo e burocratico, era stato sospeso dal commissario prefettizio Mario Rosario Ruffo lo scorso anno, in seguito al terremoto giudiziario che si era abbattuto sul Comune e sullo stesso Santomauro. La commissione straordinaria ha revocato l’intero lavoro svolto in tre anni dall’ente, alla luce della relazione della commissione d’accesso che aveva evidenziato “ripetute illegittimità e violazioni della normativa di settore, sia per quanto attiene alle modalità di conferimento degli incarichi di consulenza tecnico-giuridica, sia per quanto attiene alle relative forme di pubblicità”.

Durissimo era stato il commento sull’iter del Puc descritto tra le pagine delle motivazioni dello scioglimento del consiglio comunale. Si legge: “Si premette che il Comune di Battipaglia, dotato di Piano Regolatore Generale, aveva costituito nel 2009 un organismo atipico (non previsto da alcuna normativa) denominato Laboratorio Politico, composto da consiglieri comunali, con il fine di emanare indirizzi a cui si sarebbe dovuto ispirare il futuro Piano Urbanistico; orientamenti che sono stati poi recepiti nel 2012 dal consiglio comunale su proposta dell’assessore all’urbanistica. Il Laboratorio Politico individuava la fascia costiera, le aree industriali dismesse e le aree delle cave estrattive non più attive quali zone ove favorire lo sviluppo urbanistico. In particolare, lungo la costa si ipotizzava la massima riqualificazione infrastrutturale ed economica con la realizzazione di un vero e proprio distretto turistico-borgomarinaro (1600 nuovi alloggi). Contestualmente prendevano avvio le procedure finalizzate alla redazione dei documenti urbanistici secondo le predette indicazioni e veniva dato incarico al Rup l’ingegnere Pasquale Angione (anch’egli unitamente al sindaco Giovanni Santomauro raggiunto da ordinanza di custodia cautelare nel 2013) di individuare le professionalità esterne per la necessaria assistenza tecnico giuridica”.

Il Puc era stato disegnato sui terreni della fascia costiera ex Valsecchi, di proprietà dell’imprenditore scafatese Marano e della Sab srl. L’adozione del piano urbanistico avrebbe, in sostanza, donato una evidente ed ingente plusvalenza ai proprietari, legata al cambio di destinazione di terreni agricoli in suoli edificabili. Centinaia di metri quadrati di terreni agricoli che, per effetto della nuova pianificazione, si sarebbero trasformati in suoli edificabili per circa 1600 nuovi appartamenti previsti nel documento.

Un verdetto che non poteva passare inosservato agli occhi della commissione straordinaria, che ha preferito stralciare tutto il lavoro svolto per avviarne uno del tutto nuovo.

Resta un nodo cruciale quello del Puc a Battipaglia, Comune che ancora basa la propria esistenza edilizia sul vecchio piano regolatore entrato in vigore nel 1973. Dopo i tentativi di Fernando Zara, Alfredo Liguori, Gennaro Barlotti, l’ex sindaco Giovanni Santomauro era stato ad un passo dall’adottare il Puc, lo scorso anno. Le note vicende giudiziarie avevano, ancora una volta, bloccato tutto.

Il commissario prefettizio Mario Rosario Ruffo, ottenuta una proroga, non aveva messo mano al piano urbanistico, lasciando il difficile compito alla commissione straordinaria. Stando al cronoprogramma dei lavori stilato da Santomauro, il piano urbanistico avrebbe dovuto vedere l’adozione definitiva entro il mese di aprile dello scorso anno. Nel dicembre 2012 si era conclusa la fase istruttoria, ossia la presentazione e la discussione delle osservazioni, mentre il piano era stato presentato tre mesi prima a Palazzo di Città.

Nel Puc santomauriano erano state immaginate, tra le altre cose, una tangenziale che avrebbe attraversato il rione Serroni fino alle porte di Bellizzi e Montecorvino Rovella, una strada parallela alla statale 18 sul versante che guarda alla fascia costiera, la delocalizzazione dell’isola-porto commerciale dal cuore della litoranea all’idrovora, verso il territorio di Eboli.

Ma soprattutto era stata prevista una colata di cemento da 1.600 alloggi (l’ex sindaco Santomauro ne aveva proposti 4.500, poi ridimensionati con atto della Provincia di Salerno) del tutto ingiustificata, se si pensa ad una città dove tuttora risultano liberi circa 5mila appartamenti e dal 1995 ad oggi non vi è stata alcuna significativa crescita demografica.

Per quanto concerne gli affidamenti esterni, Santomauro aveva assegnato a Valter Fabietti, architetto e docente universitario, per un compenso di 24.480 euro, l’incarico di “consulenza strategica altamente specializzata per il coordinamento della tecnostruttura interna di pianificazione urbanistica per la redazione del Puc”. Al tavolo per la predisposizione del Puc, oltre al responsabile del procedimento Attilio Busillo e allo stesso Fabietti, sedevano Carmen Picciariello della segreteria del sindaco, Clementina Bovi e Silvia Guarino per la segreteria, l’architetto Antonio Parente come responsabile del servizio urbanistica, l’architetto Alberto Francese e Sebastiano Conte per il supporto esterno. Dipendevano direttamente da Parente, Giovanni Argento, Vittorio Del Tufo, Anna Iorio, Modesto Lembo, Michelangelo Guardigni, Giuseppe Lepre, Pasquale Imparato, Alfredo Tartaglia, Giovanni Tavarone. Molte le spese straordinarie: 15mila euro a Parente per un incarico definito di “alta professionalità”, 10mila euro a testa per l’architetto Alberto Francese (supporto per la riqualificazione della fascia costiera) e il dottor Sebastiano Conte (consulenza giuridico-amministrativa).

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