NAPOLI. Applauso in sala. Ressa dei giornalisti. “Ringrazio Renzi e le forze politiche che hanno sostenuto la coalizione e i cittadini che mi hanno dato responsabilità realizzare programma difficile”. Vincenzo De Luca alla Stazione Marittima tiene il primo discorso da governatore (sub judice). E inizia da dove aveva finito: “Non sto aggiungendo una virgola a quanto detto in campagna elettorale”. E allora, in barba alla legge Severino, ripete come un mantra: “Daremo vita a breve a una nuova giunta regionale. Competenze e società civile.
Concretizzare e realizzare il programma”. Le priorità? “In poche settimane, terra dei fuochi. Liberare la Regione in due massimo tre anni. Fondo disabilità e anziani che hanno vissuto solitudine. Non più tollerabili le lunghe attese per i servizi di laboratorio. Stabilità ai dipendenti delle province e ai 4mila precari delle società regionali. Consorzi bacino, forestali. Eav”.
Promette: “Rapidamente approveremo il piano ospedaliero. Contatti con il governo per la crisi industriale, triangolazione regione-governo-grandi gruppi, per Finmeccanica Fincantieri”. Non manca l’annuncio roboante di un “piano sicurezza”, in pieno stile-sceriffo, un “bene primario per le imprese, per le famiglie e gli investitori”. Rinnova lo slogan: “burocratizzazione in ogni campo”. E rende noto che è “già in programma il primo incontro con Renzi”. Per parlare di come superare la sospensione?
Le parole di Caldoro
“E’ evidente che di questa vittoria va dato merito politico-elettorale all’Udc e quindi a De Mita e a quelli che sono stati spesso ricordati come cosentiniani che hanno raggiunto insieme il 3,5%”. Una stilettata a De Luca arriva dallo sconfitto Stefano Caldoro, in conferenza stampa. L’ex governatore rivendica la scelta di “non aver fatto compromessi”, perché tenere dentro “De Mita e i cosentiniani avrebbe creato un vulnus alla coalizione”.