AVELLINO. Nella puntata di ieri del programma di Gigi Marzullo, Sottovoce, è stato ospite il procuratore di Avellino Rosario Cantelmo. Intervistato dal noto conduttore, il procuratore ha parlato di sè, della sua storia, del suo vissuto e delle sue speranze per il futuro.
Le umili origini e la sua famglia
Rosario Cantelmo ha ricordato le origini della sua famiglia – la mamma casalinga e il papà sarto – e i tempi della scuola – ha raccontato di non aver studiato poi molto perchè amava fare altre cose – e ha sottolineato quanto fosse orgoglioso per aver superato il concorso nella magistratura, a dispetto del padre che invece ne rimase impensierito: «Il divario tra sarto e magistrato era troppo».
Non ha tralasciato di parlare dei rapporti col figlio e della moglie Marina: grande l’innamoramento che ne è trasparito.
L’accusa: «La mia generazione ha fallito»
Parole dure e piuttosto comuni, poi, ha rivolto il magistrato verso la propria generazione. Nello specifico fa riferimento a quanti non hanno saputo resistere alle lusinghe del malaffare e della corruzione. Da uomo di mondo, poi, Cantelmo ha dichiarato: «Qualche volta qualcuno ha cercato di farmi capire che non dovevo fare certe cose, il consiglio è di far finta di non sentire o denunciare e proseguire sulla propria strada».
Rosario Cantelmo: «Il magistrato non ha la verità in tasca»
Il procuratore ha avuto anche occasione di spiegare come il buon magistrato debba prestare attenzione nell’esercizio delle sue funzioni. I suoi “poteri” sono molto invasivi: bisogna che rifletta prima di agire e che mai creda di avere di essere “titolare della realtà e della verità”.