Un’area enorme, dalle proporzioni da capogiro.Metri che sommati assieme formano 53 campi di calcio.
Si parla di 400mila mq, ovvero un’immensa estensione agricola compresa fra Eboli, Capaccio e Albanella, dove – secondo le indagini – i rifiuti venivano illecitamente abbandonati e smaltiti e, comunque, gestiti in violazione della restrittiva normativa sull’ambiente.
La scoperta è stata fatta dalla Capitaneria di Porto di Salerno, diretta dal comandante Gaetano Angora.
L’operazione è stata eseguita mettendo in campo un’imponente task force composta da 4 unità mobili con 15 militari della Capitaneria di Porto, l’impiego di un mezzo aereo della Guardia Costiera che – per l’occasione – era schierato presso l’aeroporto civile di Grazianise, ed hanno collaborato anche volontari delle Guardie Ambientali del Wwf di Salerno.
Ispezionate, nel corso di un’operazione, otto aziende agricole e zootecniche nelle vicinanze dei fiumi Sele e Calore.
Denunciati i titolari di sei allevamenti, quattro intere aziende sono state sequestrate, così come è finita sotto sequestro l’area utilizzata per lo smaltimento dei rifiuti.
Un’azienda aveva persino posizionato il proprio allevamento in vari paddock su più terrazzamenti di un rilievo collinare; tutti i reflui zootecnici tracimavano dai vari terrazzamenti fino a defluire a valle, dove venivano raccolti in grandi buche ricavate direttamente nel terreno e senza alcuna protezione. Dalle fosse, poi, i reflui tracimavano e confluivano direttamente nel torrente «Cosa», affluente del fiume Calore.
Un’altra azienda, invece, oltre a smaltire illecitamente i propri reflui in canali affluenti del fiume Sele, aveva una sala mungitura invasa da sporcizia e con presenza di topi.
I titolari delle aziende che sono stati denunciati dovranno rispondere di reati che vanno dallo smaltimento abusivo di rifiuti speciali, all’effettuazione di scarichi abusivi di acque reflue, alla modifica dello stato dei luoghi sottoposti a vincolo paesaggistico, nonché ad altri reati specifici, rischiando – nei casi più gravi – la reclusione fino a sei anni e la multa fino a centomila euro.
(Fonte: Giornaledelcilento)