Truffa Inps, chiusa la fase preliminare della maxi indagine.
Ieri pomeriggio il gup Paolo Valiante ha firmato circa 20 decreti di rinvio a giudizio per altrettante persone, il cui processo comincerà il prossimo 5 dicembre davanti al terzo collegio.
Gli assolti e i condannati
Al termine dell’udienza, ha assolto dalle accuse Renato Cascone, commercialista con un passato in politica e Mario Ventre, funzionario dell’ufficio ispettorato del Lavoro; sentenza di non luogo a procedere per Nicola Giordano; assoluzione dal solo reato di associazione a delinquere invece per Antonio Lamberti, dipendente Inps. Quest’ultimo è stato tuttavia condannato insieme a Mimma Lamberti, la figlia, ad una pena di 10 mesi ciascuno per abuso d’ufficio. Una condanna ad 1 anno e 2 anche per Luigi Mongibello, ex assessore del Comune di Pagani. Per quest’ultima posizione, il gup ha rimandato gli atti al pm per valutare anche la contestazione del reato di associazione a delinquere. Ha patteggiato la pena di 2 anni invece Gianluca Santilli.
Inchiesta partita nel 2014
L’anno di riferimento per l’inchiesta è il 2014, con le indagini condotte dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria agli ordini del luogotenente, Massimo Santaniello, insieme agli organi ispettivi dell’Inps.
L’intera attività era coordinata dal sostituto procuratore Roberto Lenza. Stando alle accuse, ora oggetto futuro del dibattimento, vi sarebbe stato un vasto giro di assunzioni in “massa” verso ditte o cooperative legate al settore terziario. Le imprese, dopo aver assunto i lavoratori e all’esito di un breve periodo di occupazione, firmavano le lettere di licenziamento. In questo modo, i rapporti di assunzione coincidevano con i tempi a loro volta compatibili per l’aggiudicazione delle indennità di disoccupazione.
Al centro del raggiro – secondo la procura nocerina – vi sarebbero stati i responsabili di alcuni patronati, con sede a Pagani, che a loro volta si sarebbero avvalsi delle collaborazioni di consulenti del lavoro e di alcuni funzionari dell’Ispettorato. Il loro compito sarebbe stato quello di verificare la veridicità delle assunzioni, oltre all’esistenza stessa delle ditte.
Gli investigatori appuntarono che «la vastità del fenomeno» era tale da ipotizzare che «la sua realizzazione fosse stata resa possibile anche da condotte non ortodosse, tenute da funzionari pubblici collusi o corrotti».
Fonte: salernotoday