Dei residui di diclofenac, un farmaco antinfiammatorio somministrato ai cavalli, è stato rilevato in un campione di carne equina importata dalla Polonia. Lo ha comunicato il 6 dicembre nel portale dei consumatori, il sistema europeo di allerta alimentare rapido (Rasff), che precisa che il tenore di diclofenac riscontrato nel campione ammonta a 2,21 microgrammi per chilo di carne.
Questa concentrazione non rappresenta alcun pericolo per la salute dei consumatori, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Nell’avviso 2113.2017, si parla solo nella voce carne e prodotti a base di carne (diversi dal pollame) della “carne di cavallo” senza che siano stati comunicati i riferimenti della filiera alimentare del distributore in Italia. Il prodotto (presumibilmente) non è più sul mercato anche se il paese notificante è l’Italia cioè il nostro dicastero della salute.
Nel nostro paese non è vietato somministrare diclofenac ad animali da reddito. Intanto, nel mese di novembre, dopo una prima serie di iniziative tra il 2014 e il 2015, cinque organizzazioni ambientaliste, tra cui Wwf e Birdlife Europa hanno rilanciato iniziative per vietare il diclofenac anche in Italia, ad alto rischio per gli ‘spazzini’ europei. L’obiettivo: Spagna, Italia e Portogallo, paesi dell’Ue dove vivono gran parte degli avvoltoi del continente.
In particolare la Fondazione per la Conservazione degli Avvoltoi (VCF), la SEO / BirdLife, SPEA (BirdLife in Portogallo), BirdLife Europe, il WWF e la LIPU, rilanciano una campagna per vietare il Diclofenac veterinario in Europa, ed in particolare in Spagna, Italia e Portogallo, quei Paesi dove vivono la maggior parte degli avvoltoi europei.
Questo farmaco antinfiammatorio, al momento ritenuto innocuo per gli esseri umani, può potenzialmente uccidere gli avvoltoi. Il suo uso veterinario non è indispensabile, in quanto esistono altrettanto efficaci alternative in campo zootecnico. Diverse associazioni tra cui lo “Sportello dei Diritti”, hanno firmato la petizione per il divieto dell’uso veterinario del Diclofenac in Europa, ed invitano i veterinari, gli allevatori e chiunque abbia a cuore questo problema di attivarsi a fare altrettanto. La nuova campagna della VCF, con un sito web dedicato e una petizione che auspica il supporto dei cittadini (http://www.banvetdiclofenac.com/it/iniziazione/), riunisce tutte le informazioni aggiornate sull’approvazione, la commercializzazione e i rischi posti dal Diclofenac in Europa e lancia un chiaro appello alla società civile per mobilitare e proteggere gli avvoltoi europei. La VCF e altre organizzazioni, insieme alla campagna lanciata sui mezzi di comunicazione, stanno attuando azioni specifiche sia a livello nazionale che a livello europeo (con documenti indirizzati alle associazioni veterinarie, agricole e zootecniche, ai governi regionali e alla Commissione Europea) per cercare di portare le amministrazioni competenti alla decisione di vietare l’uso veterinario del Diclofenac. Gli avvoltoi possono essere esposti al farmaco alimentandosi di carcasse di animali precedentemente trattati con questo farmaco veterinario. Il suo effetto letale sugli avvoltoi è stato ampiamente documentato nel subcontinente indiano, dove la presenza di Diclofenac nell’1% delle carcasse di vacche abbandonate ha portato all’imminente estinzione, parliamo di una popolazione di oltre 70 milioni di individui con un declino del 99% di cinque specie di avvoltoi. Il suo uso è ora vietato in India, Nepal, Bangladesh, Iran e Pakistan, e questo ha rallentato il declino degli avvoltoi, che in questi Paesi svolgono un ruolo fondamentale anche per la salute umana. Malgrado questa catastrofe, l’uso veterinario di Diclofenac è consentito sia dall’Unione Europea che dai governi nazionali di Spagna e Italia.