SALERNO. Nessun dono della nonna sotto l’albero di Natale del piccolo Matteo, ma non per una mancanza dell’anziana.
Ancora oggi, nonostante la tracciabilità elettronica e il pagamento di un supplemento per la consegna veloce, sono numerosi i plichi dispersi da Poste Italiane e dai vari corrieri. Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, riporta una storia esemplare.
La spedizione
Il 4 dicembre la nonna di Matteo, da poco nato nei pressi di Manchester in Inghilterra, aveva ben pensato di preparare un pacco pieno di regali – quasi 15 chili – per il nuovo nato. Con tutta la cura del mondo aveva deciso di spedirlo tramite Poste Italiane consegnandolo ad uno sportello di Lecce che poi, com’è noto si affida a SDA, società del Gruppo per le operazioni materiali di spedizione.
La donna dopo averlo etichettato con tutte le indicazioni corrette di mittente e destinataria, paga 37 euro, perché arrivi in tempo. Ma ciò non accade.
“L’odissea del pacco”
Dopo quel 4 dicembre è iniziata un’odissea per quel pacco. Mittente e destinatario controllano in continuazione da quei primi giorni di dicembre il cosiddetto tracking online di quel plico, che purtroppo risulta virtualmente bloccato in uno dei centri di spedizione italiani. Solo virtualmente. E così avviano una lotta surreale per avere quantomeno informazioni. Chiamano al numero dedicato e la chiamata risulta a pagamento. Non si tratta purtroppo di un caso isolato.
La soluzione
Poste Italiane o qualsiasi corriere, in qualità di vettore è responsabile civilmente della perdita o deterioramento del bene consegnatoli. Il mittente o il destinatario, in caso di smarrimento o danneggiamento del plico, sono legittimati a rivolgere un reclamo, mentre in caso di perdita totale del bene, il destinatario ha diritto al rimborso delle spese di spedizione.