Schiave del sesso in Irpinia: indagato pastore evangelico
Stando a quanto dichiarato da alcune delle vittime, l’uomo imponeva regole molto rigide alle sue fedeli, vietando loro di guardare la televisione perché «oggetto del demonio» o «studiare e lavorare» perché prerogativa maschile. Le vittime erano inoltre «obbligate a portare gonne», a «non avere rapporti con persone estranee alla comunità evangelica» e a «non sposare uomini ritenuti da lui non adeguati».
Vere e proprie schiave del sesso e vittime di violenze subite «in nome di Dio». Alcune di loro hanno raccontato che in diverse occasioni gli incontri a sfondo erotico avrebbero coinvolto più donne insieme.
Nelle denunce sono emerse anche richieste di denaro fatte dai parenti del pastore alle vittime, in cambio della promessa di non incorrere nella «dannazione eterna».
Le indagini
Le indagini sono partite grazie alle testimonianze di sei donne, in particolare da una madre che ha avuto il coraggio di denunciare nel momento in cui l’uomo avrebbe rivolto le sue attenzioni non soltanto a lei ma anche alla figlia minorenne.
Il procedimento è stato trasmesso dalla Procura di Avellino a quella distrettuale di Napoli, competente per quanto riguarda il reato di riduzione in schiavitù.
Il pubblico ministero di Napoli ritenendo sussistente il reato di violenza sessuale, aveva chiesto l’archiviazione solo per quello di riduzione in schiavitù. Gli avvocati difensori delle vittime, Danilo Iacobacci e Felice Raimondi, hanno però presentato opposizione. Il gip Dario Gallo l’ha accolta, disponendo per l’85enne l’imputazione coatta. Decisione presa soltanto dopo tre udienze, svoltesi a porte chiuse data la delicatezza del caso. In pochi giorni sarà formulato il capo d’imputazione.