Cronaca Salerno, Salerno

Olevano, ricorsi al giudice di pace: è caos

MONTECORVINO ROVELLA. Dopo l’uscita del Comune di Olevano sul Tusciano dal Consorzio per la gestione dell’ufficio giudiziario, è nato un problema di competenza territoriale ed ha avuto inizio la pioggia di ricorsi dell’utenza di Olevano sul Tusciano al Giudice di pace.

Ricorsi al giudice di pace: è caos

Le istanze presentate al giudice di Montecorvino, dopo la riapertura a fine aprile, vengono reindirizzate a quello di Salerno. E viceversa in un rimbalzo che finisce per allungare i tempi della giustizia.

L’ultimo a fare le spese di questo caos è stato un libero professionista di Olevano sul Tusciano che si è trovato con una fattura non pagata da un ente pubblico ed ha deciso di ricorrere all’ingiunzione di pagamento per avere il suo onorario.

Si è rivolto, quindi, a un legale di fiducia che ha tentato di iscrivere a ruolo la sua istanza a Salerno.

Da lì li hanno rimandati a Montecorvino dove non è andata proprio meglio. Non essendo Olevano tra i comuni che contribuiscono al mantenimento dell’ufficio giudiziario, sarebbe stato “escluso”, di fatto, dal mandamento.

Ciò non inficia l’eventuale iscrizione a ruolo, ma il giudice, in udienze, dichiara l’incompetenza territoriale e la rimette a Salerno. Ci sono anche cause che ritornano a Rovella.

Nel frattempo, secondo alcune indiscrezioni, riportate da La Città, potrebbe esserci un ripensamento da parte della civica amministrazione di Olevano. La proposta è in discussione e potrebbe essere portata a breve all’esame del Consiglio. Con il rientro nel consorzio dei comuni si ridistribuirebbero anche i costi annuali per il funzionamento dell’ufficio di Montecorvino.

Attualmente si attestano sui 120mila euro annui, ripartiti in proporzione tra gli abitanti dei comuni di Acerno, Bellizzi, Giffoni Valle Piana, Pugliano e naturalmente Rovella.

A decidere la soppressione degli uffici del Giudice di pace era stato il governo nel 2012. Quel decreto, a lungo contestato dai territori, sancì la chiusura delle strutture giudiziarie periferiche, come quelle dei giudici di pace, e le sedi distaccate dei tribunali. Qualche mese dopo lo Stato apri una “finestra”, consentendo agli enti locali di consorziarsi per il mantenimento degli uffici chiusi. In questo modo i Comuni, in prima fila, avrebbero assicurato il servizio di giustizia, facendosi carico delle spese di funzionamento e del personale.

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