Scambiato per rapinatore a causa di una foto su Facebook, finito agli arresti domiciliari: ora la Cassazione torna sul caso di Luca Della Rocca. La Corte di Appello di Napoli dovrà ricalcolare il giusto indennizzo.
Lo scambiarono per un rapinatore di gioiellerie, tanto che il terapista salernitano fu condannato per due mesi agli arresti domiciliari. Tutto per una foto su Facebook. Il caso giudiziario fu poi archiviato. Ma per Luca Della Rocca l’iter giudiziario per avere un giusto risarcimento sembra non abbia fine. La Corte d’Appello di Salerno gli ha riconosciuto la somma di 12.498 euro ma, secondo la Cassazione, tale cifra tiene conto solo del calcolo aritmetico. “I parametri matematici sono volti a garantire un equo indennizzo uguale per tutti – scrivono i giudici – Vi è poi una parte dinamica che serve a differenziare caso per caso degli effetti dell’ingiusta detenzione”. Che è mancata nel caso di Luca Della Rocca.
Il doppio iter in Cassazione
Dopo un primo ricorso, la Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza della Corte di Appello di Salerno, passando gli atti a quella di Napoli per integrare la motivazione sulla determinazione dell’importo finale liquidato, “dando motivata spiegazione dei criteri specificamente adottati per quantificare il pregiudizio sia sotto il profilo del criterio aritmetico indennitario di base, sia con riferimento alla integrazione di tale criterio con ulteriori voci di pregiudizio qualora ritenute sussistenti”.
I giudici napoletani avevano raddoppiato l’importo che risultava dal criterio matematico, ma non avevano indicato perché tale raddoppio fosse congruo rispetto agli altri indennizzi, come per esempio i 4 mesi di stipendio persi da Della Rocca e il danno di immagine subito.
Il fatto
Il 24 giugno dello scorso anno, un rapinatore armato di pistola tenta di rapinare la gioielleria Margherita di via Posidonia, a Pastena. Il colpo fallisce e il malvivente prende il largo. Quella stessa sera a casa di Della Rocca bussano i poliziotti che cercano l’arma della mancata rapina. Lui gli apre le porte di casa, sicuro della sua innocenza. I controlli danno esito negativo. Tuttavia due giorni dopo la polizia torna a casa con un mandato di perquisizione e lui viene accompagnato in caserma per il riconoscimento. A testimoniare contro di lui ci sono le vittime, i proprietari della gioielleria, che lo indicano come il rapinatore. Pochi giorni dopo arriva la misura degli arresti domiciliari.
La foto su Facebook
A portare gli agenti delle Volanti fino a casa di Della Rocca era stata una foto su Facebook, pescata nel groviglio virtuale delle amicizie social. L’avevano trovata cercando tra i contatti del titolare della vettura ripresa dalle telecamere. L’avevano mostrata insieme ad altre agli orefici e loro non avevano avuto dubbi, accusando Luca Della Rocca di essere il rapinatore. Si trattava di una vecchia immagine, scattata anni prima al mare, che ritraeva Della Rocca con gli occhiali da sole, così come il malvivente che entrò nella gioielleria.
Anche “l’amico” era una persona con la quale si erano frequentati anni prima ed erano amici virtuali, come avviene con conoscenti di cui si sono perse le tracce. A scagionare Della Rocca fu la perizia dei carabinieri del Ris che accertò l’incompatibilità tra lui e l’uomo ripreso dalle telecamere. Subito dopo arrivò l’archiviazione del gip. Da allora è iniziata la battaglia legale col Ministero dell’Economia per vedersi riconosciuto un indennizzo per la detenzione ingiusta e per tutti i danni che quella triste vicenda gli ha causato.
La Cassazione nei giorni scorsi ha pubblicato le motivazioni con cui ha annullato anche la seconda determinazione della Corte di Appello di Napoli, rinviando gli atti allo stesso tribunale per la specifica dei motivi che hanno determinato l’importo e stabilire, una volta per tutte, se si tratta di un giusto indennizzo.