SCAFATI. Dipendenti spiati da investigatori privati, nuovi casi all’Acse di Scafati. La denuncia di Gigi Vicinanza della Cisal provinciale: “Basta con questi metodi. I presunti fannulloni si denuncino solo alla magistratura”.
Duro attacca di Vicinanza (Cisal) sugli investigatori che spierebbero i dipendenti Acse
«Basta spiare i lavoratori con l’utilizzo di investigatori privati. Si cambi registro all’azienda partecipata del Comune di Scafati». L’appello arriva di Gigi Vicinanza, sindacalista della Cisal provinciale, in merito alla situazione che si registra all’interno dell’Acse, ditta che si occupa della raccolta differenziata e dei parcheggi a pagamento nella città dell’Agro Nocerino Sarnese.
«Nel giorno in cui i sindacati confederali marciano su Roma c’è bisogno di ricordare il ruolo delle parti sociali e del loro impegno nella difesa dei lavoratori – ha detto Vicinanza – l’Acse, dopo lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche, ha cambiato pelle e questo va riconosciuto. L’amministratore unico Daniele Meriani ha dato un’impronta di legalità anche nei rapporti con il Comune di Scafati come dimostrano le ultime delibere dell’Ente sulle discariche abusive che proliferano in città. Tuttavia, dopo i 5 licenziamenti attuati, 3 dei quali con l’ausilio di investigatori privati, bisogna arrivare a una svolta. I presunti fannulloni vanno stanati ma con l’aiuto di tecniche tradizionali. Invitiamo Meriani a denunciare tutto alla magistratura e alle forze dell’ordine. I tempi forse saranno dilatati, ma è inconcepibile venire a conoscenza che altri due lavoratori sono stati “spiati” dall’azienda con alcuni “007” pagati con i soldi dei contribuenti. Sperando che il Tribunale del Lavoro chiarisca la legittimità degli ultimi 4 licenziamenti in tempi brevi, vorrei che l’Acse inauguri una nuova fase». Da qui, l’appello a Giorgio Meriani, capo della commissione straordinaria del Comune: «Manari ha detto che il prefetto è informato su tutto e sapeva anche degli investigatori privati ingaggiati dell’Acse. Bene, gli chiediamo di bloccare questa pratica. Forse i rapporti con i lavoratori potranno anche ritornare a essere distesi».