Ecco chi è Antonio Tesone, l’uomo considerato come uno dei killer di Aldo Autuori, l’imprenditore di Pontecagnano morto nel 2015.
Ecco chi è Antonio Tesone, uno degli esecutori materiali dell’omicidio Autuori
In manette “l’uomo della masseria”, meglio noto anche come “o’ Bastard”, ritenuto dalla Procura di Salerno uno dei due esecutori materiali dell’omicidio di Aldo Autuori.
L’imprenditore di Pontecagnano fu trucidato la sera del 25 agosto del 2015, dinanzi ad un bar del centro picentino. Le manette ai polsi di Antonio Tesone, alias “l’uomo della massseria”, alias “o’ Bastard”, 51 anni di Villaricca in provincia di Napoli sono scattate a 21 giorni di distanza dall’ordinanza di custodia cautelare messa dal Gip del tribunale di Salerno, Mariella Zambrano, il 27 aprile scorso, a carico dei mandanti dell’omicidio.
La custodia cautelare, già all’epoca, era stata richiesta dai sostituti procuratori della Dda Rocco Alfano e Marco Colamonici, anche per Antonio Tesone e per un altro soggetto ritenuti gli esecutori dell’omicidio. Ma il Gip Zambrano, “non ritenendo il quadro gravemente indiziario”, rigettò la richiesta di misura cautelare presentata dai magistrati della direzione distrettuale antimafia (Dda).
Ieri, dopo 21 giorni, è stato arrestato anche il 51enne Antonio Tesone, ritenuto dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno uno dei due esecutori materiali dell’omicidio di Aldo Autuori. Ad ammanettarlo sono stati i carabinieri della Compagnia di Battipaglia in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Tesone aveva stabilito la propria dimora a Villaricca dove era agli arresti domiciliari per altri reati. Antonio Tesone è indagato insieme con altre cinque persone, Francesco Mogavero, Enrico Bisogni, Luigi Di Martino, Francesco Mallardo e Stefano Cecere, tutte arrestate nell’operazione dello scorso 27 aprile come mandanti e organizzatori dell’agguato mortale all’imprenditore del settore dei trasporti.
L’incrocio dei dati e dei tabulati telefonici ha consentito ai militari dell’Arma di collocare Antonio Tesone quel giorno sul luogo del crimine, l’incrocio tra via Alfani e via Toscana della cittadina picentina. La ricostruzione degli investigatori rivela che il delitto sarebbe stato ordinato dai due presunti mandanti, Mogavero e Bisogni; organizzato dall’intermediario tra mandanti ed esecutori materiali, Di Martino, il quale, a sua volta, si sarebbe rivolto a Mallardo, capo dell’omonimo clan della zona di Giugliano, che, per il tramite di Cecere, avrebbe dato incarico di fare fuoco a Tesone e ad un altro complice, individuato dagli inquirenti nella persona di Gennaro Trambarulo.
L’uccisione di Autuori, per i pm titolari del fascicolo Marco Colamonici e Rocco Alfano, sarebbe maturata nell’ambito del controllo del settore dei trasporti su gomma dei prodotti della Piana del Sele perchè, Autuori, finiti di scontare 15 anni di carcere, avrebbe tentato di reinserirsi senza “rispettare la posizione di predominio, ormai raggiunta dagli altri”, come sottolineò, a poche ore dagli arresti di aprile, il procuratore capo facente funzione di Salerno, Luca Masini.
Inoltre, il delitto avrebbe messo in luce una collaborazione tra diversi clan camorristici campani, ovvero i Pecoraro – Renna, i Cesarano e i Mallardo, tanto che è stata necessaria una sinergia tra la procura antimafia salernitana e quella napoletana. Tra i Pecoraro Renna ed i Cesarano vi era già un legame di vecchia data che risaliva all’epoca della fuga dall’aula bunker di Salerno di Ferdinando Cesarano.
Pina Ferro