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Ucraina, Draghi: “Tetto per il gas, se la situazione peggiora scattano i razionamenti”

Gas, cosa sono i razionamenti di cui parla Draghi: l'Italia potrebbe essere costretta a razionare l'uso di energia

Cosa sono i razionamenti del gas di cui ha parlato Mario Draghi? “Se le cose continuassero a peggiorare dovremmo cominciare ad entrare in una logica di razionamenti” ha detto il premier Mario Draghi in conferenza stampa nel pomeriggio di giovedì 17 marzo.

Draghi ha premesso che non siamo in questa situazione, ma che bisogna “prepararci a questa evenienza. Da qui a lanciare l’allarme” però “ce ne corre”. Ad un giornalista che gli ha chiesto se non fosse il caso di palesare ai cittadini la possibilità di dover cambiare, a fronte degli sconvolgimenti portati dalla guerra, le proprie abitudini in tema di alimentazione e energia, Draghi ha risposto nettamente: “Non è ancora il caso” e per scongiurare tale ipotesi “prenderemo dei provvedimenti.


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Gas, cosa sono i razionamenti di cui parla Draghi

Va affrontata” per esempio “la questione dei prezzi cresciuti. Noi dobbiamo prepararci a questa evenienza, ma da qui a lanciare l’allarme ce ne corre. Le insufficienze di approvvigionamenti di materie prime o alimenti alimenti vanno affrontate come quelle del gas” attraverso la “diversificazione delle fonti e gli aiuti alle famiglie”. “La sparizione temporanea dei mercati dei grani di Russia e Ucraina crea mancanze serie”, “serve approvvigionarsi in altre parti del mondo” perchè “creerà dei disagi”.

Che cos’è il razionamento dell’energia?

La pratica, non nuova in Italia che ha già affrontato altre crisi energetiche, implica “black put volontari” di edifici, parchi e altre strutture pubbliche. Con evidenti ripercussioni, tra l’altro, sulla sicurezza. La Regione Lazio, recentemente, ha deciso di spegnere per due ore al giorno i riscaldamenti (cosa che in realtà si dovrebbe fare comunque per il clima) ma non si parla di questo.

Secondo Tabarelli questa è un’abitudine sana ma decisamente insufficiente per affrontare la crisi. Perché tutto quello che non abbiamo fatto prima sulle rinnovabili e in generale sulla diversificazione delle fonti energetiche non si può di certo fare in poche settimane.


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Chi decide il razionamento

Il decreto varato dal Consiglio dei ministri prevede che sia il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ad adottare con “provvedimenti e atti di indirizzo” misure “finalizzate all’aumento della disponibilità di gas e alla riduzione programmata dei consumi di gas previste dal Piano di emergenza” gas, “a prescindere dalla dichiarazione del livello di emergenza”. Il ministro deve darne “comunicazione nella prima riunione del Consiglio dei ministri successiva all’adozione delle misure”.

Da un punto di vista operativo un ruolo importante è giocato da Terna, in qualità di gestore della rete di trasmissione nazionale. Se scattano i razionamenti del consumo di gas “nel settore termoelettrico” Terna dovrà predisporre “un programma di massimizzazione dell’impiego degli impianti di generazione di energia elettrica con potenza termica nominale superiore a 300 MW che utilizzino carbone o olio combustibile in condizioni di regolare esercizio, per il periodo stimato di durata dell’emergenza” o fino a quando indicato dal Mite. La società invierà poi un report settimanale al ministero e all’Authority. Agli impianti si applicheranno limiti europei di emissioni di Co2, meno restrittivi di quelli nazionali.

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