Inchiesta Salerno, Salerno

Tutti i numeri dello spreco alimentare

Lo spreco di cibo è un problema che coinvolge tutti i Paesi sviluppati, l’Italia non fa eccezione, e anche se episodi come quelli capitati in epoca di precovid, in cui venivano buttati anche aiuti alimentari, non capitano più, i dati sono preoccupanti ugualmente.
Secondo l’indagine “Cibo e innovazione sociale” condotta da Fondazione Feltrinelli, in Italia si sprecano 27,5 kg di cibo all’anno nelle singole abitazioni, ma è inquietante il dato che emerge dai punti vendita: 220 mila tonnellate l’anno. La somma totale dello spreco alimentare italiano rappresenta lo 0,88% del PIL nazionale.

La pandemia

In questo quadro, il covid 19 si inserisce a tutto tondo, come ha dichiarato Maria Elena Manzini, Csr manager Cirfood, “non ha fatto altro che accrescere situazioni di difficoltà, peraltro già esistenti, spingendo gli attori impegnati nel settore food ad accelerare la progettazione di soluzioni innovative e sostenibili, capaci di garantire un’alimentazione sana e bilanciata da una parte, e ridurre l’impatto sull’ambiente dall’altra”.

Il richiamo all’alimentazione bilanciata non è a caso, perché l’Italia ha il tasso di sovrappeso del 54,6% per gli uomini e 36,1% per le donne, mentre quello dell’obesità è di 11,3% per gli uomini e del 10,3% per le donne. Le persone non sanno alimentarsi. Si nutrono in maniera scorretta e non hanno una conoscenza sufficiente degli alimenti e delle loro proprietà nutritive, che determina il ricorso a cibi spazzatura.

Ma un’educazione alimentare adeguata insegnerebbe che l’apporto di grassi sani nell’organismo (contenuti in olio di oliva, noci, margarina) introduce la vitamina E che combatte l’eccesso di colesterolo cattivo ed è cardioprotettrice. Per cui se anziché acquistare i prodotti da junk food, si inserisse nella dieta quotidiana un sufficiente apporto di grassi sani, si potrebbe avere un beneficio fisico e anche gustativo, perché sono cibi che hanno maggiore sapidità. Ma lo stesso discorso si potrebbe fare anche per la pancetta, fonte di vitamina B, la cui carenza causa insonnia, stipsi e problemi alla pelle.

Le Buone pratiche

Il primo passo per diminuire gli sprechi alimentari va fatto proprio nella direzione dell’educazione alimentare, perché la conoscenza degli alimenti insegna come trattarli e quali benefici trarne nelle giuste dosi. Attualmente il 67% dei laureati possiede una corretta informazione alimentare, la percentuale si abbassa al 51% fra coloro che possiedono solo la licenza elementare. L’indagine di Feltrinelli, oltre a fornire un quadro completo della situazione attuale, ha dedicato uno spazio alle “buone pratiche” nel contesto agro – alimentare. Si cerca di fornire anche tips utili per arginare il problema, come “la promozione di consumi adatti alle proprie esigenze e stili di vita”, e si descrivono esempi virtuosi concreti.

Come nel caso della start up Last Minute Sotto casa, nata nel 2015, che riduce lo spreco alimentare sul territorio torinese (3 tonnellate al mese), attraverso una partnership con i commercianti: un’app segnala agli utenti quali sono gli alimenti in scadenza nei vari punti vendita e il prezzo scontato a cui possono acquistarli. Ridurre lo spreco è un obiettivo raggiungibile attraverso una sinergia di forze comuni.

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