Cronaca

Operai scendono in piazza per combattere contro il caro-bollette: “Con queste paghe non reggiamo”

Primo caso alle Fonderie Palmieri, ma la Fiom avverte: "Ce ne saranno altri, in questi giorni le assemblee"

Gli operai hanno iniziato a protestare contro il caro-bollette. I primi sono stati i dipendenti delle Fonderie Palmieri di Calenzano, in provincia di Firenze, che hanno mostrato una bolletta di luglio-agosto da 245 euro per l’energia elettrica.

Gli operai che combattono il caro bollette

Gli operai delle Fonderie Palmieri hanno scioperato un’ora per turno, “rinunciando quindi a un’ora di stipendio pur di far vedere il loro disagio” dice Daniele Calosi, segretario Fiom-Cgil Firenze-Prato-Pistoia che ieri mattina era con loro.

Fanno un lavoro massacrante, con stipendi tra i 1.200 e i 1.600 euro, in funzione di anzianità e carichi familiari – continua Calosi a Repubblica -. Ma ci devono pagare la casa, la spesa alimentare, le bollette, i libri scolastici se hanno figli. E se poi dovesse arrivare la cassa integrazione, cosa gli rimane? Vengono scaraventati nella fascia di povertà“.

La disperazione dei dipendenti

Le Fonderie Palmieri, più di 150 dipendenti, non hanno chiesto la cassa integrazione al sindacato, e lo sciopero infatti non era contro di loro. Era un grido di allarme, per dire che “anche chi non ha la spada di Damocle della cassa integrazione non ce la fa. Non arrivano in fondo al mese, e la cassa, semmai ci sarà, sarà un’aggravante” dice Calosi, che non esclude la possibilità di altri scioperi. Se ci saranno verranno decisi dalle assemblee, con un calendario fitto di incontri tra sindacato e lavoratori: oggi il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, sarà a Firenze, prima alla Baker Hughes, poi alla Alstom, e lo stesso Calosi girerà altre imprese sparse sul territorio da qui al 25 settembre.

Le altre aziende

In altre zone della Toscana, in lucchesia e nell’aretino, sono state le aziende a tamponare temporaneamente la situazione con delle integrazioni in busta paga. Lo ha fatto Prada, che oltre ad aver versato ai dipendenti (circa 2.300 quelli dei 7 stabilimenti aretini) la prima delle 3 rate di un contributo complessivo di circa 1.300 euro, sta ora cercando ulteriori soluzioni per aiutarli in vista dell’inverno, e lo ha fatto Soffass, controllata dal gigante della carta Sofidel.

Sette le cartiere in provincia di Lucca in cui produce rotoli, carta igienica, fazzoletti e tovaglioli del suo marchio, Regina, oltre ad altri prodotti per conto terzi. Qui il contributo, una tantum, è di 500 euro, erogato con lo stipendio di settembre. “L’intervento vuole offrire un supporto diretto rispetto a una situazione che sta incidendo pesantemente sulla vita quotidiana di questi ultimi mesi” ha scritto l’azienda nel comunicare ai lavoratori la decisione presa. I 500 euro sono “prevalentemente in buoni” fa sapere Massimiliano Bindocci, segretario Uilcom Toscana, soddisfatto di “questa sensibilità” perché “lo stipendio è diventato clamorosamente insufficiente“.

E per questo sottolinea come “sarebbe utile che tutte le aziende del territorio si facessero carico della stessa attenzione”. E poi conclude: “C’è da pensare a una soluzione permanente del problema salariale, la politica trovi le risposte“.

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