Cronaca

Bimba morta di stenti a Milano, l’avvocato di Alessia Pifferi: “Non ha preso coscienza della morte della figlia”

Milano, Alessia Pifferi non si sarebbe resa conto della morte della figlia: a dirlo è l'avvocato della donna a Mattino Cinque News

Alessia Pifferi non si sarebbe ancora resa conto della morte della figlia, Diana. La bambina, di un anno e mezzo, è stata lasciata morire di stenti dalla madre che ora si trova in carcere. A darne notizia è l’avvocato della donna a Mattino Cinque News“Lei mi racconta che per la bambina ha sempre nutrito forte amore. Le ho chiesto personalmente, perché è un mio pensiero costante, come ha potuto credere che la sua assenza da casa non avrebbe potuto comportare la morte della bambina. Lei si è messa a piangere e mi ha risposto no, che non ci aveva pensato”.

Milano, Alessia Pifferi non si sarebbe resa conto della morte della figlia

“Quando l’ho incontrata la prima volta – prosegue l’avvocato, ospite nello studio di Federica Panicucci -, Alessia Pifferi era come se fosse sulla luna, non si parlava di niente, era completamente muta. Per questo ho deciso di portarla in udienza e di farle leggere i giornali per farle capire di cosa stiamo parando e di cosa è successo”.

Bimba morta di stenti, Alessia Pifferi picchiata in carcere

Sarebbe stata picchiata in carcere Alessia Pifferi, madre di Diana, la bambina morta di stenti. A dirlo in un’intervista al quotidiano “Il Corriere della Sera” è l’avvocata Solange Marchignoli, legale della 37enne accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di un anno e mezzo.

“È in isolamento perché l’unica volta che non era isolata, l’hanno menata. Il giorno dopo l’udienza, la signora ha cercato di raggiungere una suora quindi deve aver fatto alcuni gradini da sola e le altre detenute l’hanno presa dai capelli, schiaffeggiata e picchiata” ha spiegato.

Nelle scorse ore, il giudice per le indagini preliminari ha rigettato l’istanza degli avvocati difensori che chiedevano di far entrare in carcere alcuni esperti così da poter svolgere una consulenza neuro-scientifica: “Noi dobbiamo valutare lo stato cognitivo di Pifferi e su questa precisa domanda – spiega ancora l’avvocata – il giudice ha risposto che ritiene di non voler far accedere i consulenti perché in qualche modo quello che potrebbero scrivere potrebbe modificare il suo pensiero rispetto al dolo del reato”.

Inoltre, l’avvocata Marchignoli ha spiegato che la sua assistita “non è in grado da un punto di vista di struttura intellettuale di rappresentarsi l’evento morte. Dubitiamo della sua capacità di elaborare un pensiero per questo abbiamo chiesto questo tipo di consulenza. Per questo motivo, ciò che è stato scritto nell’interrogatorio, secondo me, non corrisponde esattamente a quello che lei ha cercato di raccontare”.

L’aggressione

Alessia Pifferi sarebbe stata aggredita, presa per i capelli e schiaffeggiata mentre stava raggiungendo una suora che la assiste. Ad aggredirla sarebbero state altre detenute, le quali avrebbero approfittato quindi di uno dei pochi momenti in cui Alessia Pifferi non si trova in isolamento.

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