Cronaca

È morto Gianni Bisiach, inventò la divulgazione storica in Tv

Il giornalista sarà seppellito a Gorizia

È morto all’età di 95 anni Gianni Bisiach. Da tempo ricoverato in una Rsa, il giornalista è deceduto a Roma all’alba di oggi, domenica 20 novembre. Anche scrittore, autore di importanti inchieste e speciali di storia per la Rai, in particolare per Tv7 e per il Tg1 per cui ha curato per anni la rubrica di grande successo Un minuto di storia.

Roma, il giornalista Gianni Bisiach morto all’alba

A confermare la notizia, interpellato dall’ANSA, è l’avvocato Giorgio Assumma, suo amico di lunga data. Il giornalista sarà seppellito a Gorizia, dove era nato il 7 maggio 1927. “Una delle ultime volte in cui l’ho sentito, Gianni Bisiach, sentendo la fine ormai vicina, mi disse che avrebbe voluto essere ricordato come un buon italiano, che aveva servito la patria con assoluta dedizione”.

Chi era Gianni Bisiach

Entrato in Rai grazie a Massimo Rendina, che aveva conosciuto ad Asmara, Bisiach fu autore di inchieste giornalistiche per i notiziari e speciali dei programmi culturali tv. Curò la rubrica Testimoni oculari (1958-61) e nel dicembre 1960 l’inchiesta in tre puntate sulle spedizioni polari di Umberto Nobile, con i dirigibili “Norge” ed “Italia” ottenendo il massimo ascolto nella storia della Rai, con oltre 28 milioni di telespettatori.

Nel 1962 realizzò Rapporto da Corleone, la prima inchiesta sulla mafia in Sicilia con la collaborazione di Cesare Terranova, poi ucciso nel 1979 insieme al suo autista Lenin Mancuso da Luciano Liggio (che dal giudice Terranova era stato condannato all’ergastolo), e di Felice Chilanti, Girolamo Li Causi, Michele Pantaleone, Antonino Rizzotto (fratello del sindacalista-eroe di Corleone) e Ferruccio Parri.

Nel 1964 si recò negli USA, affiancando per un mese Walter Cronkite nel suo lavoro quotidiano per la preparazione del telegiornale CBS Evening News e per lo speciale XX Century. Nel 1965 realizzò l’inchiesta La pena di morte nel mondo; con la collaborazione di Robert Kennedy, salverà dalla camera a gas di San Quintino il condannato a morte Dovie Carl Mathis, fornendogli i mezzi per un’efficace difesa.

Condusse altre inchieste sullo spionaggio, con il direttore della CIA William Colby, sull’Etiopia con l’imperatore Hailé Selassié, a Teheran con lo Scià di Persia, a Londra con i Beatles esordienti, ad Haiti con i terribili tonton macoutes, tagliatori di teste di François Duvalier, in Amazzonia con gli Indios nella foresta, all’Actors Studio con Lee Strasberg e Paul Newman, in Venezuela con il presidente Caldera, in Perù con la pilota Hilde Goetz, a Wall Street con Franco Desideri, a Dallas con Ruggero Orlando, a New Orleans con il procuratore generale Jim Garrison (reso famoso dal film JFK – Un caso ancora aperto), all’aeroporto di Parigi-Le Bourget col cosmonauta Jurij Gagarin, primo uomo nello spazio, a Cape Kennedy con gli astronauti del programma Apollo per gli sbarchi sulla Luna

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