Continuano le lunghe attese per ricevere l’esito del tampone. Una nuova denuncia arriva all’Asl di Mercogliano. Protagonista della vicenda una donna di 50 anni residente in paese. La vicenda prende il via lo scorso 9 settembre. Da dodici giorni con febbre e tosse, in attesa del tampone che non c’è.
Coronavirus a Mercogliano: 12 giorni per il tampone
La donna ha accusato prima un malessere generale, poi la febbre che sale oltre 37.5, accompagnata a tosse forte e problemi respiratori. Pur non avendo avuto contatti diretti con persone risultate poi malate di Covid, la donna comincia a preoccuparsi. È più che giustificata la sua ansia, anche in virtù del fatto che in paese sono già numerosi i contagi. Insieme al marito, decide di rivolgersi, come da protocollo, al medico di famiglia.
La richiesta del tampone
Di fronte all’anamnesi condotta telefonicamente, il medico di base ritiene che possa trattarsi di Coronavirus ed attiva così l’Asl a cui viene richiesto di sottoporre a tampone la donna. “Trascorsi tre giorni – racconta il marito della donna che preferisce mantenere l’anonimato – prima il medico di base e poi io stesso sollecitiamo l’azienda sanitaria via mail. Provo anche a contattare i numeri di telefono dedicati ma niente, nessuna risposta“. E nessuna risposta arriva, quando sono ormai trascorsi cinque giorni dalla prima segnalazione, all’ennesimo mail inviata dal medico di famiglia della donna.
La situazione sembra sbloccarsi nell’ultima settimana, quando l’Asl contatta la donna preannunciando come imminente il tampone. Ma si arriva a sabato senza ricevere più informazioni né visite da parte del personale sanitario. “Sabato ricontatto l’Asl – racconta il coniuge – e mi confermano che il nome di mia moglie è contraddistinto da un asterisco, vale a dire è considerato tra i casi urgenti. Ma purtroppo l’operatore non mi ha saputo dire quando sarebbe stato predisposto il tampone. Anzi, di fronte alla mia minaccia di rivolgermi alla magistratura mi ha anche sollecitato a farlo. Sono davvero senza parole. Mia moglie ora la febbre non l’ha più, ma non può andare a lavoro. Soprattutto, mi chiedo, cosa accadrebbe se in queste condizioni si venisse a trovare una persona anziana o magari con problemi di salute seri. A questo punto davvero mi recherò in Procura”.
La donna da dieci giorni è in malattia. Oggi scadrà la certificazione del medico di base. Ma a lavoro non può tornare. “Il medico di famiglia è l’unica che ci è rimasta vicino. Ovviamente – aggiunge l’uomo che, insieme al figlio, per precauzione si è sottoposto a tampone privatamente risultando entrambi negativi – nel dubbio non può effettuare visita domiciliare”.