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Gabriel Garko alle prime armi: “A 17 anni recitavo da cani”

Gabriel Garko ha parlato del suo passato nel mondo della televisione e dello spettacolo, ammettendo che a soli 17 anni recitava da “cani”, come lui stesso ha dichiarato. Poi, ha parlato della sua concezione di paternità.

Gabriel Garko: la recitazione a 17 anni

L’esordio nel mondo della recitazione è arrivato a 17 anni diretto dal grande Dino Risi, nella miniserie-tv Vita coi figli a fianco di attori come Giancarlo Giannini, Monica Bellucci. Garko non si piaceva. “Avevo una particina, interpretavo il fidanzatino della figlia di Giannini ed ero terrorizzato. Ma Risi era un uomo molto paziente e mi ha insegnato come studiare bene la parte. Però, quando poi mi sono rivisto nel film, mi son detto: che cane che ero!”.

Le fan assediano casa

Tra gli aneddoti raccontati c’è quello delle fan che spesso si fanno trovare sotto casa di Gabriel Garko. Ha raccontato di una in particolare: “Diceva di essere Marilyn Monroe e si era piantata davanti a casa (l’attore abita in una villa a Zagarolo, paese fuori Roma, ndr). Minigonna, tacchi a spillo e tette di fuori, non voleva andarsene e una volta è riuscita persino a entrare dentro casa.

Sono riuscito a farla uscire con le buone maniere, ma poi ho dovuto chiamare i carabinieri, perché un giorno mi si è addirittura buttata sotto le ruote dell’auto… una matta… era diventata pericolosa e non mollava! Oltretutto, non è tanto facile scovare la mia abitazione… bisogna conoscere bene la zona e venirci apposta”.

E alla domanda “come vive gli assedi?”, lui risponde serenamente: “Cerco di essere sempre disponibile con loro, ma c’è un limite a tutto, non posso accettare l’invasione della mia vita privata, diventare il bersaglio di gente invasata: è una privazione della libertà”.

Le idee sulla paternità

Per quanto riguarda il cosiddetto Utero in affitto, ha confessato di non essere propenso. “No, non vorrei mettere al mondo una nuova vita, semmai sarebbe bello adottare un bambino, per dagli la possibilità di una vita migliore e, per esempio, non capisco per quale motivo i single non possano assumere questo ruolo, oppure una famiglia arcobaleno”, sostiene.

E poi ancora: “L’importante è che siano delle brave persone e che possano assicurare la giusta, dovuta dignità a un orfano. Però… aggiungo che, pur avendo pensato spesso a compiere questo passo, oggigiorno forse non mi sento più motivato a diventare padre: non mi piace la società in cui viviamo e detesto l’accanimento morboso che impazza sui social. Oggi più che mai, i giovani devono poter contare su una famiglia sana alle spalle, per difendersi dal mondo virtuale, dove tutti si sentono in diritto di giudicare tutti”.

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