Cronaca

Agrigento, morto suicida Alberto Re: non ha retto alle critiche social per il flop del suo Festival

L’imprenditore Alberto Re, uno degli organizzatori del Paladino d’Oro ad Agrigento, è morto suicida dopo che una proiezione a teatro è stata un flop. Le foto della sala vuota hanno fatto il giro dei social e gli scatti sono stati criticati ferocemente. Come riferisce la famiglia di Alberto Re, l’uomo non ha retto e si è tolto la vita.

Agrigento, morto suicida Alberto Re dopo un flop a teatro: troppe critiche sui social

“Alberto Re – hanno scritto i familiari – era un uomo prima che un padre, un marito e un nonno, un fratello e uno zio, un suocero, amante della vita, delle belle parole. Non amava infingimenti, ha fatto del garbo il suo stile di vita. Noi ci teniamo, perché siamo la sua famiglia, a raccontarlo per quell’uomo che mai si è sottratto alla onestà intellettuale e che sempre ha sorriso alle storture che possono capitare. Fino a qualche giorno fa. Poi – aggiungono – l’onta che sale e che scalfisce, che non arretra e che violenta verbalmente una persona, ha consumato il vero danno”.

L’imprenditore era uno degli organizzatori della 43 edizione del “Paladino d’Oro – Sport film festival” finanziato con 35mila euro dal Comune di Agrigento e dalla Regione. In occassione di una proiezione, il teatro Pirandello ad Agrigento era deserto. Le immagini della sala vuota hanno fatto il giro dei social e sono state ferocemente criticate, con vignette satiriche e commenti carichi d’odio.

Alberto Re non ha retto e si è sparato un colpo di pistola alla testa. Dopo 24 ore di agonia il cuore dell’imprenditore ha smesso di battere. In una lunga lettera i familiari dell’uomo spiegano che l’odio riversato sui social lo ha “reso fragile” e per questo si è tolto la vita.

Il dolore della famiglia

I familiari scrivono: “Lui, che era un moderatore, che amava la pace, donandola, ha combattuto con gentilezza quell’ingrato giudizio sommario, senza alcun fondamento, che lo ha reso fragile. Alberto amava scherzare, conosceva la delicatezza della sua amata Agrigento, voleva contribuire ad elevarne il dibattito culturale, non gli è stato concesso, sui social viaggiano sentenze di condanna senza nemmeno il capo di imputazione – ha proseguito la nota stampa diramata dalla famiglia Re – . Si apra una riflessione su quello che è accaduto, lo si deve ad Alberto, perché mai più ci si possa trovare di fronte alla tempesta senza vestiti. Perché mai più ci si scaraventi contro un uomo con tale veemenza”.

“Ringraziamo tutta Agrigento per l’affetto enorme che sta dimostrando nei confronti della nostra famiglia, quanti si stanno unendo al dolore perché conoscevano l’uomo e il suo spessore”, hanno concluso i familiari.

Il commento del prefetto di Agrigento

Sulla vicenda è intervenuto il prefetto di Agrigento Filippo Romano. “Una campagna denigratoria – ha detto – nella quale la legittima critica politica e giornalistica ha travalicato i limiti dell’umanità. E tutti noi, che abbiamo diverse responsabilità amministrative, dobbiamo scongiurare il ripetersi di simili nequizie”.

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