Cronaca

Puglia, bimba chiede dell’acqua a un matrimonio ma le servono soda caustica

Shock in Puglia dove in occasione di un matrimonio ad una bambina di appena 9 anni è stata servita, inavvertitamente, della soda caustica al posto di acqua: sono trascorsi sei anni da quel giorno, ma la bimba, oggi adolescente si porta addosso ancora i segni di quell’errore che le ha provocato ustioni a bocca, esofago e stomaco.

Puglia, ad un matrimonio servono soda caustica ad una bimba

La piccola pugliese, in occasione di un ricevimento di nozze, aveva chiesto un bicchiere d’acqua, ma nella bottiglietta usata qualcuno aveva versato detergente industriale per lavastoviglie, una sostanza caustica che le ha ustionato bocca, esofago e stomaco.

Come riporta Fanpage, sono passati sei anni da quel terribile giorno, la bambina è oggi un’adolescente che si porta dietro ancora tanti problemi fisici ed è stata costretta a rinunciare a buona parte della sua infanzia. In seguito all’accaduto la piccola è stata ricoverata all’ospedale pediatrico di Bari, e poi trasferita a Parma. Nel corso degli anni la minorenne è stata sottoposta a 45 interventi chirurgici, uscendo ed entrando dagli ospedali.

Il dolore del padre

“Da allora è come se il tempo si fosse fermato per noi, mia figlia è stata 45 giorni in rianimazione, poi i medici sono stati costretti ad alimentarla per via endovenosa. Ha perso 25 chili in un anno” ha raccontato affranto il padre.

In sette mesi, la bimba è andata 17 volte in sala operatoria per sottoporsi a quattordici gastroscopie e sette dilatazioni dell’esofago in anestesia totale. La famiglia è arrabbiata anche per quanto accaduto durante il procedimento giudiziario.

“Quando mia figlia si è sentita male hanno pensato più al danno di immagine che alla nostra preoccupazione. Hanno provato in tutti i modi a non riconoscere le loro responsabilità” ha dichiarato l’uomo al Corriere della Sera.

Il processo

Il processo, partito nel 2019, si è concluso con una condanna in primo grado a otto mesi di reclusione per lesioni personali colpose per il responsabile dell’autocontrollo Haccp e per il magazziniere della sala ricevimenti che avrebbe materialmente travasato la sostanza. Nel frattempo anche il Tribunale civile di Bari ha condannato la struttura a risarcire la famiglia.

“Nessun risarcimento potrà mai bastare. Nessuno le ridarà un’infanzia serena. E ci ridarà indietro questi anni di sofferenza immane” prosegue il padre, ricordando: “Non ci hanno mai chiesto se avessimo bisogno di qualcosa, se la bambina stesse bene, come andassero le terapie. Non abbiamo ricevuto un minimo di solidarietà. Non parlo di soldi, non mi interessano. Parlo di rapporti umani che non ci sono minimamente stati.”

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