Cronaca

Filippo Turetta voleva lasciare l’università? La società fondata prima dell’omicidio

Filippo Turetta voleva lasciare l’università: il giovane pare abbia fondato una società agricola prima dell’omicidio di Giulia Cecchettin. Chi sono i soci e quale era il capitale investito.

Filippo Turetta voleva lasciare l’università: la società fondata, i soci e il capitale

Filippo Turetta voleva lasciare l’università? Pochi mesi prima del delitto infatti aveva fondato una società agricola, diventando di fatto un imprenditore. Ma perché aveva deciso questo nuovo futuro? I dubbi dietro il movente che abbia portato al delitto si alimentano soprattutto dopo che è emerso che il giovane aveva chiesto un aiuto ai psicologi perché era indietro con gli esami. Che stesse meditando di cambiare strada? Non è dato saperlo.

La società “Calto Fredo” e chi sono i soci

Quando erano ancora fidanzati, Filippo e Giulia, il 16 febbraio scorso aveva costruito in provincia di Padova la società agricola Calto Fredo. Una società semplice in cui figurano come fondatori altri due giovani, Alessandro ed Enrico, di due anni più giovani.

Il capitale

Il capitale era minimo: 5mila euro divisi tra i tre soci. Enrico aveva qualche azione in più ed aveva un ruolo socio amministratore. L’azienda consisteva nella “coltivazione dei fondi, funghicultura, florovivaismo sia in campo che in serra, frutticultura, orticultura, viticultura, silvicultura, risicultura, arboricoltura, cerealicultura, allevamento di animali fra cui suini e bovini e attività connesse”.

Lo scopo

Tra lo scopo dell’attività c’era anche la “produzione e cessione di energia elettrica e calorica da fonti rinnovabili agroforestali e fotovoltaiche ottenuta da produzioni vegetali provenienti prevalentemente dal fondo della società e/o dei soci”.

Il terreno

Fra i soci era stato ipotizzato anche l’utilizzo del terreno agricolo di Saccalongo per iniziare l’attività di “agriturismo, enoturismo, oleoturismo e quelle tipiche di fattoria didattica”. Se tra i soci sarebbero nati screzi, i patti erano chiari e prevedevano il diritto di prelazione per chi fosse intenzionato a proseguire l’attività. In caso di recesso di uno di loro la quota sarebbe stata liquidata nell’arco di 18 mesi secondo una valutazione patrimoniale aggiornata.

Le attività

Di tutte le attività previste solo due erano state registrate alla Camera di Commercio: ovvero la «coltivazione degli alberi da frutta, frutti di bosco» e in guscio e appunto la viticoltura con la denuncia della attività secondaria della «coltivazione di uva».

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