Cronaca

Paziente di 83 anni aspetta 12 ore in pronto soccorso: il racconto del figlio

Una paziente di 83 anni è costretta ad aspettare 12 ore nel pronto soccorso dell’ospedale di Circolo di Varese. A denunciare lo stato di abbandono è stato il figlio della donna, che dopo la lunga attesa, è stata visitata dal personale medico.

Paziente di 83 anni aspetta 12 ore in pronto soccorso

Una donna di 83 anni è rimasta al pronto soccorso per 12 ore prima di essere visitata dal personale medico. L’inconveniente è accaduto all’Ospedale Circolo di Varese tra martedì 26 dicembre e mercoledì 27 dicembre 2023, e il figlio dell’anziana donna ha descritto così l’accaduto: “Infermieri e medici sono stati splendidi, ma è il sistema che condanno. Le ambulanze devono rimanere ferme in attesa delle barelle e il personale è poco e stremato“.

L’uomo si è recato all’ospedale con la madre alle 22 di martedì 26 dicembre: “Stava male, aveva dolore a un braccio e bruciore al petto“, ha spiegato a La Prealpina. La situazione è diventata presto allarmante. Il pronto soccorso era stracolmo di pazienti gravi, tanto che sul monitor della sala d’attesa si leggeva a caratteri cubitali “grave affollamento“.

“Non mi sono fatto avanti dicendo che ero il dipendente di una Asst, non chiedo corsie preferenziali se non ve n’è grave bisogno”, ha raccontato il figlio della paziente rimanendo anonimo. Per far sedere sua madre ha “letteralmente rubato una sedia a rotelle”, ha continuato, “altri pazienti erano ancora più scomodi”.  L’indomani mattina l’83enne era ancora là, al pronto soccorso: “Mi ha detto che nessuno le ha chiesto nemmeno se volesse una bottiglietta d’acqua”, ha affermato il figlio, aggiungendo di essere stato lui a portarle le medicine che la madre avrebbe dovuto prendere al mattino.

Le condizioni della madre 83enne erano sotto controllo ed è potuta tornare a casa alle 10 di mercoledì 27 dicembre.

La critica al sistema

Quello che critica suo figlio, che lavora da oltre tre decenni in un ospedale della zona, è il sistema che “dopo tanti anni non è cambiato”. Le ambulanze che trasportano i pazienti, infatti, devono rimanere “in coda nella camera calda ad attendere le barelle perché di letti non ve ne sono”.

Fin quando il malato non viene sistemato, il mezzo non può ripartire e quindi non può prestare soccorso a chi ne ha bisogno sul territorio. “Sono anni che dopo un certo numero di accessi le barelle finiscono”, osserva l’uomo, “cosa si vuole aspettare ancora prima di correre ai ripari?”. Quel che è certo, è che “la prossima volta chiamo l’ambulanza”, assicura il figlio dell’83enne, “così almeno un letto mia madre deve averlo e viene visitata rapidamente”.

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