Santo del giorno

Santo del giorno 4 gennaio: oggi si venera Sant’Angela da Foligno

Sant’Angela da Foligno, nata a Foligno nel 1248 e morta a Foligno il 4 gennaio del 1309, è stata una laica italiana e terziaria francescana, l’11 giugno del 1701 ne viene approvato il culto e la celebrazione liturgica da Papa Clemente XI.

Sant’Angela da Foligno, la terziaria francescana

Angela nacque a Foligno, PG, nel 1248 da una famiglia molto ricca, forse nobile. Visse tutta la sua vita nella casa paterna, situata nelle vicinanze della chiesa di San Francesco d’Assisi. Molto probabilmente rimase orfana di padre molto presto, quand’era ancora bambina, perché non viene mai nominato.

Da bambina veniva chiamata Lella. Secondo le usanze si sposò giovanissima, con un ricco signorotto, dal quale ebbe vari figli. Il marito non doveva essere un modello di affettuosità e di tenerezza, se la vita coniugale fu improntata a reciproca tolleranza.

Lella era piccola, ma di bell’aspetto; non priva di vanità e di orgoglio; intelligente e volitiva; sensibile ed emotiva; ambiva essere notata e ammirata. Non pare avesse avuto una vita scandalosa, ma molto spensierata e dispersa in cose futili e inutili. Di fatto non abbandonò mai la pratica della fede, la frequenza della chiesa e dei sacramenti, anche se erano atti compiuti più per abitudine, con superficialità.

La confessione

Una volta convertita, nella confessione dei suoi peccati, parlò di colpe gravi, non sempre bene espresse in confessione. La tradizione locale dice che fu anche infedele al marito. Riconobbe la sua vanità e frivolezza, la sua ambizione di essere ritenuta per santa, mentre in realtà era ben diversa.

Questa vita mondana e superficiale, il modo altrettanto superficiale di frequentare i sacramenti, le creavano un intimo tormento, compreso il terrore della dannazione finale. Per questo decise di cambiare vita con una confessione generale.


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Papa Giovanni Paolo II davanti all’urna della beata Angela, nella chiesa di San Francesco a Foligno: 20 giugno 1993.

La conversione

Giunta all’età di 37 anni, nel 1285, decise veramente di cambiare vita. Foligno era una città con forte presenza di persone consacrate: vi erano i religiosi agostiniani, i servi di Maria, francescani e domenicani, inoltre vi erano vari monasteri femminili e molteplici movimenti laicali e terzi ordini.

Un ricco e nobile signore del luogo, Pietro Crisci, viveva recluso nella torre campanaria del duomo e conduceva vita di grande austerità. Lella era molto devota di San Francesco e fin da piccola frequentava la chiesa dedicata al santo di Assisi. Il santo le apparve in sogno e la sollecitò al cambiamento di vita.

La mattina dopo andò nella chiesa di San Francesco per cercare un confessore; non avendolo trovato, si recò in duomo, dove stava predicando Fra’ Arnaldo, frate minore conventuale, suo cugino, al quale fece una confessione sincera e completa e si sentì finalmente tutta perdonata.

Il cambiamento di vita interiore si espresse anche nello stile di vita esteriore ora improntato all’umiltà, al nascondimento, alla preghiera assidua, senza rinunciare a grandi mortificazioni nel cibo, nelle acconciature e nei vestiti. I suoi familiari non condividevano affatto questo repentino cambiamento di vita e la ostacolarono in tutti i modi. Venne presa per pazza e sbeffeggiata.

Il marito non la capiva affatto, la madre era una donna leggera e vanitosa, i figli non la riconoscevano più e si sentivano trascurati. Angela allora pregò perché venisse liberata da questi condizionamenti. Ben presto rimase vedova e sola. Vendette anche tutti i suoi averi, compresa una villa e un grande podere, chiamato “Il casaletto”, presso la città di Foligno e donò il ricavato ai poveri.

Terziaria francescana

Giunta all’età di 43 anni, nel 1291, Angela compì un pellegrinaggio a Roma, all’insegna della penitenza e della preghiera.

Nell’estate vestì l’abito di laica francescana ed ebbe per compagna un’amica, tale Masazuola (o Piccola Masa), con cui condivise una sorta di vita comunitaria, comprese le visite agli ammalati e lebbrosi nell’ospedale di san Feliciano.

Avvicinandosi la festa di San Francesco (4 ottobre), Angela chiese al santo di poter vivere in modo perfetto la Regola professata e decise di compiere un pellegrinaggio in Assisi insieme ad altri.

Durante il tragitto si sentì, anche fisicamente, inondata dalla presenza della Santissima Trinità. Lei, con il gruppo degli altri pellegrini, avevano appena oltrepassato Spello e si erano fermati davanti ad una cappellina dedicata alla Santissima Trinità.

Giunti ad Assisi, dopo aver visitato la basilica inferiore, il gruppo salì in quella superiore. Lo sguardo di Angela fu attratto dalla vetrata di sinistra, appena entrati: essa raffigura san Francesco che si abbevera al sacro costato di Cristo.

Subito dopo avvertì che era restata sola: la percezione dell’inabitazione della Santissima Trinità era scomparsa e sentì come un grande vuoto, una profonda desolazione. Angela cominciò a gridare; urlava come impazzita: “Amore non conosciuto, perché, perché, perché? Perché te ne vai? Perché mi lasci sola? Perché mi abbandoni? Perché?!?”.

E continuò, stramazzata sulla soglia della basilica, gridando parole incomprensibili. Accorsero i frati, venne anche suo cugino, Fra’ Arnaldo, allora della fraternità del sacro convento. Lo scandalo suscitato nella gente fu tanto che Fra’ Arnaldo le proibì di tornare ad Assisi.

Nel capitolo provinciale dei frati minori, nel maggio del 1292, Fra’ Arnaldo fu trasferito da Assisi a Foligno. Una volta trasferito, volle farsi raccontare dalla cugina tutto quello che le era successo nel pellegrinaggio di Assisi.

Si convinse, allora, che Angela aveva avuto una forte esperienza mistica, non era dunque una esaltata, tanto meno una isterica. Divenne, così, suo confessore, direttore spirituale e “frate scrittore” di tutte le esperienze mistiche che si susseguivano nella vita di Angela.

Egli redasse in forma unitaria i suoi appunti che vennero chiamati “Memoriale“, in cui dalla vita di peccato si narra l’ascensione interiore della donna.

Le sue esperienze mistiche erano così profonde da essere chiamata “Maestra dei teologi“. Oltre al “Memoriale” vennero raccolte anche le sue “Istruzioni” nelle quali si rivela madre di tanti figli e figlie spirituali che si radunarono in una sorta di cenacolo folignate.

La morte felice di Angela

Gli ultimi giorni della sua esistenza vengono riportati nella “Istruzione” trentaseiesima. Essi iniziano il 29 settembre, festa di San Michele arcangelo del 1308. Già malata, Angela ebbe la visione di una schiera innumerevole di angeli che la invitano a prepararsi all’incontro con lo Sposo celeste.

L’aggravamento della malattia durò per tre mesi, durante i quali non viene tramandato nessun episodio particolare. Ella, è scritto, “viveva più del solito assorta nell’abisso di Dio: non parlò più che raramente”.

Già prossima a morire, esattamente il giorno prima, ripeteva di frequente: Padre nelle tue mani raccomando l’anima e lo spirito mio. E sentì rispondersi: Quel che è rimasto impresso nel tuo cuore durante tutta la tua vita, è impossibile che non vi resti nel momento della morte.

Nelle ultime ore di agonia cessarono tutti i dolori e visse in una grande pace fisica e spirituale, pregustamento della promessa beatitudine. Si addormentò nel Signore il 4 gennaio del 1309, quando era pontefice Clemente V.

 

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