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Nina Simone, la voce che ha scosso la coscienza popolare

Nina Simone grazie alla sua voce, potente e indelebile, è riuscita a smuovere le coscienze di un’America ferma in un’arretratezza culturale.
Nina Simone è stata la voce politica del jazz americano e simbolo della lotta per i diritti civili degli afroamericani e delle donne in America.

Nina Simone, la voce politica del jazz americano

Eunice Kathleen Waymon, meglio conosciuta come Nina Simone,  nacque il 21 febbraio 1933 a Tryon, in North Carolina.

Nina, sesta di otto fratelli, fin da bambina dimostrò una propensione musicale, una dote che venne perfezionata in chiesa dove cantava insieme alle sue sorelle. Infatti, nella comunità ecclesiale, erano conosciute con il nome Waymon Sisters.

Grazie alla comunità nera locale, che creò una fondazione per permettere a giovani di talento come lei di poter proseguire i propri studi musicali, riuscì anche a prendere lezioni di piano per poter proseguire gli studi musicali a New York.

Trasferitasi a New York, durante gli anni ’50, lavorava come pianista e cantante, seguendo le orme di Billie Holiday. Il suo orientamento andava verso il jazz, ma non mancarono mai elementi di soul e gospel.

Cambia il suo nome in Nina Simone, in onore dell’attrice e scrittrice francese Simone Signoret, ed esegue I Loves You, Porgy, cover di un brano di George Gershwin che vince il Grammy Hall of Fame Award 2000.



Debuttò discograficamente nel 1958 con un album che conteneva cover importanti come I Loves You, Porgy e My Baby Just Cares for Me.

Il successo commerciale

Ma il suo primo successo commerciale avvenne nel 1960 con il singolo Ain’t Got No, I Got Life, che riuscì ad arrivare fino al secondo posto nel Regno Unito, la prima in Olanda per sei settimane e la decima nelle Fiandre in Belgio.



Dopo aver cambiato diverse case discografiche approdò, nel corso degli anni ’60, alla Philips con la quale registrò diversi brani come: Old Jim Crow e Mississippi Goddam, che in poco tempo divennero degli inni per i diritti civili della popolazione afroamericana.



Verso la fine degli anni ’60 fu costretta a lasciare gli Stati Uniti e nell’andarsene accusò di razzismo l’FBI e la Cia, colpevoli, secondo lei, di non aver interesse nel risolvere la piaga delle discriminazioni.

Girovagò in questo periodo tra diversi angoli del mondo, passando dalle Barbados alla Liberia, dall’Egitto alla Turchia, arrivando anche in Europa, in particolare nei Paesi Bassi e in Svizzera.

Per diversi anni non uscirono sue canzoni e si persero le sue tracce, finché, nel 1978, non tornò con l’album Baltimore ma dopo quest album passarono diversi anni prima che la cantante ritornasse di nuovo alle vette musicali.

Infatti Nina dovette aspettare gli anni ’80 per ritornare alla ribalta: la casa di moda Chanel, utilizzò per una sua campagna pubblicitaria una delle sue canzoni, divenuta poi una delle più celebri, My Baby Just Cares for Me, grazie a questa pubblicità Nina Simone venne finalmente riconosciuta come una vera e propria icona del jazz.



Vita privata, attivismo e morte

Nina Simone fu sposata due volte ed ebbe una figlia, Lisa Celeste Stroud, cantante come la madre, con il nome d’arte di Lisa Simone.

La sua vita privata è stata molto travagliata, ha avuto diversi rapporti con uomini potenti ma anche violenti: il marito manager la picchiava poi ebbe una relazione con Earl Barrowl, primo ministro di Barbados e nel 1980 il suo amante C.C. Dennis, importante politico locale, venne ucciso da un criminale.

Nel corso della sua vita combatté attivamente non solo per i diritti degli afroamericani, ma anche delle donne, diventando un simbolo della lotta femminista.

Era molto amica sia di Malcolm X che di Martin Luther King, ma la sua posizione era più vicina a quella di Detroit Red che non a quella non-violenta del leader di I Have a Dream.

Nina venne a mancare il 21 aprile 2003 nella sua abitazione in Costa Azzurra, a causa di un tumore al seno. La sua salma venne cremata e, secondo le sua volontà, le sue ceneri vennero sparse in diversi luoghi dell’Africa, per ricongiungersi con i suoi antichi antenati.

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