All’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo era arrivata in condizioni disperate una bimba di 12 anni vittima di un infortunio a Mantova. Il volto era stato distrutto da un calcio di un cavallo, danni neurologici, un ematoma intracranico, un occhio, quello destro, che a causa delle complicazioni al nervo ottico non aveva più capacità visiva: è arrivata all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo in condizioni disperate la bimba di 12 anni vittima di un infortunio a Mantova.
Cavallo scalcia e colpisce una bimba
Nel dicembre scorso, la piccola aveva portato un cavallo a fare una passeggiata, quando, appena uscito dal box, l’animale si è girato e all’improvviso le ha sferrato un calcio in pieno volto. La piccola è arrivata in elicottero a Bergamo, centro di riferimento regionale per i traumi pediatrici. E ora, dopo due delicatissimi interventi effettuati con doppia équipe, neurochirurgica e maxillofacciale, e dopo quasi 6 mesi tra bisturi, terapia intensiva e riabilitazione, la piccola è tornata alla normalità.
Viso ricostruito con un osso del cranio
«La situazione della piccola era drammatica – sottolinea Claudio Bernucci, direttore della Neurochirurgia – . Un caso che non poteva che essere affrontato in modo multidisciplinare: per risolvere l’emergenza prima e poi per arrivare a una ricostruzione del volto. A causa del colpo infertole, lo zigomo e l’area orbitaria della piccola non esistevano più, con il primo intervento è stato necessario estrarre tutti i frammenti ossei dalla materia cerebrale, dove erano rimasti conficcati, e riparare quanto più possibile i danni neurologici. La piccola infatti presentava anche una grave compromissione del nervo ottico».
La bimba è quindi rimasta in Terapia intensiva pediatrica, sotto le cure del responsabile Ezio Bonanomi, per oltre un mese.
«Il problema principale era la necessità della ricostruzione dell’area orbitaria e frontale – rimarca Antonino Cassisi, direttore della Chirurgia maxillofacciale –. Abbiamo quindi scelto una tecnica di rarissimo utilizzo, ma che si è presentata come l’unica strada possibile vista l’età della bambina. Di solito, infatti, in situazioni come queste, se il paziente è adulto, si punta a utilizzare una protesi, spesso accedendo alla banca dell’osso. Ma questa paziente aveva solo 12 anni e il problema di un impianto protesico era incompatibile con la crescita della bambina.
La soluzione adottata è stata utilizzare materiale osseo della bambina stessa, con la cranioplastica. In sostanza, con un intervento in cui hanno lavorato insieme due équipe, si è tagliata la scatola cranica della bimba, procedendo a prelevare una parte di questo osso sezionandolo longitudinalmente, lungo lo spessore. Da una parte ossea se ne sono ottenute due, identiche. La prima è stata riposizionata nella sua sede originaria, la scatola cranica, appunto, l’altra è servita invece per la ricostruzione del volto danneggiato della bimba, ovvero la cavità orbitaria, lo zigomo e la parete frontale e occipitale».
Per «saldare» l’osso innestato sul volto, spiegano Antonino Cassisi e Claudio Bernucci, sono state usate delle speciali placche e viti riassorbibili, tecnica che permette di fissare in modo definitivo le ossa e che in due anni si riassorbono senza lasciare traccia. Ora la piccola è tornata come prima, l’emiparesi è stata risolta e non ci sono più compromissioni visive, anche se dovrà portare gli occhiali». La dodicenne, uscita dall’ospedale Papa Giovanni, è stata poi trasferita per la riabilitazione all’Irccs di Bosisio Parini.
«E da aprile, quando ha concluso la fase riabilitativa, finalmente possiamo pensare a un recupero definitivo – sottolinea la mamma della piccola –. Abbiamo avuto la grandissima fortuna di finire in mani esperte, a Bergamo abbiamo trovato competenza ed estrema professionalità. E tantissima sensibilità: la piccola, che prima del secondo intervento era terrorizzata, è stata accompagnata e sostenuta da medici, infermieri, psicologi».