Coronavirus, rave party non autorizzato con 1.500 persone la notte di Ferragosto in una cascina poco lontana dal centro abitato nel Cremonese. Il primo cittadino Luigi Poli: “Temiamo contagi. Perché nessuno interviene?”.
Coronavirus, rave party con 1.500 persone nel Cremonese
La notte di Ferragosto a Spino d’Adda è cominciato un rave party al quale hanno preso parte oltre 1.500 persone. E che è ancora in corso. A renderlo noto, come riporta “Open”, è Luigi Poli, sindaco del paese: “Ovviamente è solo una stima e riguarda principalmente i primi giorni, quando c’erano più persone. Il rave continua dalla notte di Ferragosto e non si è ancora fermato anche se, dalla mattina del 17 agosto, molti stanno già andando via”.
I giovani presenti non sono di Spino d’Adda. Molti provengono da altre Regioni, alcuni anche dall’estero. Non tutti però sono stati identificati: “Le persone fermate non sono di qui. Venivano tutte da fuori. Adesso valuteremo se identificare quelle rimaste”.
La segnalazione alla Prefettura e i tamponi dopo la festa
Il rave party è cominciato all’improvviso, senza che nessuno sul territorio si accorgesse di quello che stava per succedere. A spiegarlo è sempre il sindaco Poli: “È la prima volta che un evento del genere si verifica sul nostro territorio. Ci siamo accorti la notte di Ferragosto, quando ha cominciato a sentirsi il rumore. Loro poi non erano in centro al paese, hanno scelto una zona di campagna”. Una cascina poco lontana dal centro abitato.
Le segnalazioni
Dalle prime segnalazioni però è passato del tempo e la Prefettura, almeno formalmente, non è intervenuta: “Non so esattamente perché. Noi avevamo contattato il 112 ed erano presenti pattuglie della polizia di Stato e dei carabinieri. Abbiamo sollecitato qualche intervento. Ora penseremo a cosa fare per verificare eventuali contagi“.
Il vicesindaco Enzo Galbiati
Più duro il vicesindaco Enzo Galbiati che, come riporta il quotidiano locale Il Giorno, ha dichiarato: “Sconcertante la decisione della Prefettura che ha ordinato di non intervenire. Sono preoccupato per quel che può succedere dopo questo assembramento”.