Pensioni minime aumentate nel 2020, anche se di poco. Il meccanismo che farà scattare il pagamento degli arretrati del 2020 nelle pensioni del 2021 si chiama «perequazione automatica delle pensioni».
Pensioni minime aumento: gli arretrati
Nel 1969 fu introdotta la Legge n. 153/1969, conosciuta anche come riforma Brodolini, in cui si dice che ogni anno le pensioni vanno rivalutate per adeguarle al costo della vita (in continua oscillazione di anno in anno).
Il Ministero dell’economia e delle finanze ha quindi pubblicato un decreto per certificarlo.
L’anno scorso però, seguendo le stime provvisorie, si è concesso un aumento dello +0,4%. Significa che ai pensionati spetta prendere arretrati per lo +0,1%.
Non si tratta certo di cifre rilevanti sulle pensioni minime, ma sono comunque soldi che spettano ai percettori, che li prenderanno con i trattamenti pensionistici di marzo.
Pensioni minime: nessun aumento nel 2021
L’aumento delle pensioni minime previsto nel 2021 è stato fissato allo 0%, quindi sarà nullo. In realtà il valore sarebbe negativo (-0,3%), ma per legge ne va indicato per forza uno positivo.
Il fatto che non ci sia stato un aumento nel 2021 è stato molto criticato dai sindacati.
È vero che il costo della vita non ha subito variazioni rilevanti, ma è pur vero che in un periodo di crisi come quello generato dalla pandemia da coronavirus servirebbe un adeguamento pensionistico per garantire condizioni di vita dignitose a tutti gli anziani.
Pensioni minime: le rivalutazioni dell’Inps
Inps, avendo preso atto dei dati dell’Istat e del decreto del Mef, ha pubblicato la Circolare n. 148/2020, dove ha specificato quali dovevano essere gli importi definitivi delle pensioni minime nel 2020 e quali dovranno essere quelli provvisori delle pensioni minime nel 2021.
Le tabelle, di fatto, sono identiche:
Decorrenza | Pensioni minime lavoratori dipendenti e autonomi | Assegni vitalizi |
1° gennaio 2021 | 515,58 € | 293,90 € |
Importi annui | 6.702,54 € | 3.820,70 € |