Cronaca

Le nuove raccomandazioni contro le varianti. “Chi ha già avuto il Covid è protetto per 5 mesi”

È stato pubblicato nelle scorse ore un documento con le nuove raccomandazioni per contrastare il Covid. Un documento redatto da Istituto superiore di sanità, Aifa (Agenzia del farmaco), ministero della Salute e Inail nel quale si fa appello ad alcune norme per evitare il contagio da Coronavirus.
 Tra le più importanti novità, c’è sicuramente quella relativa alla distanza di sicurezza, fino a ieri fissata ad un metro. Una distanza che – stando alle nuove indicazioni – potrebbe non bastare più a causa dell’aggressività delle nuove varianti.

Covid, le nuove raccomandazioni: la distanza di 2 metri

Nel documento, ad onor del vero, viene confermata come sufficiente la distanza minima di un metro. Ma viene chiarito che in certe situazioni sarebbe opportuno raddoppiarla “fino a due metri laddove possibile, specialmente in tutte le situazioni in cui venga rimossa la protezione respiratoria, come ad esempio in occasione del consumo di bevande e cibo”

È in questi momenti di convivialità che aumenta il rischio di trasmettere l’infezione attraverso il respiro. I tecnici sottolineano che in generale le misure finora osservate (mascherina, igiene delle mani e distanza) sono efficaci anche per difendersi dal contagio dei virus mutati, se applicate con attenzione. E bisognerebbe rinnovare le raccomandazioni ai cittadini con campagne di sensibilizzazione mirate come riportato dal Corriere della Sera.

I nuovi ceppi di Covid causano forme di malattia più gravi?

Il documento “sulle misure di prevenzione e controllo delle infezioni da Sars-CoV-2» si basa sulla più recente letteratura scientifica tenendo conto delle varianti che da febbraio «destano particolare preoccupazione» (inglese, sudafricana e brasiliana). Non è ancora accertato che i ceppi mutati «siano associati a un quadro clinico più grave o se colpiscano di più alcune fasce di popolazione”. È assodato però che, almeno il virus identificato per la prima volta nel Regno Unito, sia capace di diffondersi con maggiore facilità.

I vaccini sono efficaci e quanto?

Viene ribadita l’efficacia dei vaccini già distribuiti in Italia. Quello di Pfizer-Biontech protegge al meglio dalla malattia sintomatica a partire da circa una settimana dopo la seconda dose, ma una certa protezione subentra a 10 giorni dalla prima.

Per il preparato di Moderna lo scudo degli anticorpi risulta “ottimale a partire da 2 settimane dopo il richiamo”. Infine AstraZeneca comincia a funzionare a 3 settimane dal primo inoculo e la protezione persiste fino alla dodicesima settimana, quando viene somministrata la seconda dose. In tutti e tre i vaccini la protezione non è al 100% né è nota la durata dell’immunità da essi indotta. E non si sa per certo quanto i vaccinati possano evitare il contagio. E’ possibile che non siano difesi dalla malattia asintomatica.

Chi si è vaccinato come deve comportarsi sul luogo di lavoro?

Chi si è vaccinato, operatori sanitari inclusi, deve continuare a utilizzare rigorosamente le mascherine e osservare norme di igiene e distanziamento. Se l’azienda propone programmi di screening deve aderire indipendentemente dallo stato di vaccinazione.

Se una persona viene in contatto stretto con un positivo va considerata a sua volta contatto stretto anche se vaccinata e devono essere adottate tutte le precauzione, compresa la quarantena e l’isolamento. Solo il personale sanitario ne è esentato «fino a un’eventuale positività ai test o alla comparsa di sintomi».

Quanto dura l’immunità sviluppata una precedente infezione?

Il documento dell’Iss riporta uno studio multicentrico su 6.600 operatori sanitari del Regno Unito che ha valutato il rischio di reinfezione: “La durata dell’effetto protettivo dell’infezione precedente ha una mediana di 5 mesi”.


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